Pace in Ucraina significa condizioni di resa di Zelensky
Mai come ora le parole sono importanti, anche se tutti stiamo aspettando i fatti. Le trattative per la pace in Ucraina sono per forza di cose un percorso obbligato verso la resa di Kiev. Più chiaro di così non si può scrivere. La realtà sul terreno – militare, economica e diplomatica – lo impone.
Quello che sta succedendo in questi giorni è molto rischioso e non è un caso se i negoziatori Usa dopo l’incontro con Putin hanno annullato quello con Zelensky e sono rientrati a Washington (che, va ricordato, non finanzia più Kiev). L’Ue, tra pacchetti di sanzioni a oltranza e fantasie guerrafondaie, non vuole ammettere l’evidenza: la Russia avanza, l’Ucraina arretra.
Dal canto suo, il Cremlino non cede sulle richieste, visto che sta vincendo la guerra. E in gioco non c’è il cessate il fuoco di adesso ma la pace futura in Europa. L’Ucraina non deve mai più essere una spina nel fianco Nato della Russia: su questo Putin non transige. Ma la pace serve anche a Trump, per tornare a fare affari con Mosca. I Volenterosi pertanto dimostrino buona volontà: se ne facciano una ragione.
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