Scudo Italia, Crosetto lancia il progetto del “dome” nazionale. Costerà 4,4 miliardi di euro. Ma, questa, è solo una parte della lista della spesa della Difesa. Perché il mondo è cambiato e bisogna pur dirsele le cose. I fatti hanno la testa dura, durissima. Più dura di ogni idea, per quanto affascinante essa sia. Il mondo è cambiato. E non in meglio. La guerra non è il ricordo di un passato che non tornerà mai più. Purtroppo. È un rischio, un pericolo. Non è detto che scoppi. Ma, tornando ai fatti con la testa dura, se dalla fine della Seconda guerra mondiale altri conflitti, almeno in Europa, non ce ne sono stati è accaduto (anche) a causa della reciproca deterrenza tra le potenze.
Uno Scudo per l’Italia, il piano di Crosetto
Ora che il ‘900 è finito, la guerra si è aggiornata, gli arsenali (complici gli invii in Ucraina) si sono svuotati e occorre riempirli di nuovo. Anche perché gli americani minacciano di lasciare l’Europa. Crosetto, che ieri è sfilato in audizione davanti alle Commissioni Difesa riunite di Camera e Senato, ha lanciato gli obiettivi e la direzione che si impone con il documento programmatico pluriennale 2025-27. Il primo obiettivo è, appunto, lo Scudo per l’Italia. “Il dome nazionale è un’architettura protettiva per la difesa spaziale, missilistica e antidrone. Una difesa che non abbiamo mai avuto e non più rinunciabile, che assorbe investimenti nelle annualità pari a circa 4,4 miliardi di euro”. Sono i fatti, ancora, a convincere Crosetto della bontà della scelta: “Il conflitto ucraino è una war of drones caratterizzato da un sempre più rapido ciclo di innovazione tecnologica”.
La lezione ucraina
La lezione da ricavare è semplice: “Le tecnologie emergenti e dirompenti assumono un ruolo chiave nelle dinamiche strategiche e militari industriali e la crescente accessibilità a nuove tecnologie consente anche a soggetti ostili di acquisire strumenti avanzati a basso costo difficili da identificare e contrastare, come droni e minidroni”. Gli altri, del resto, si stanno già muovendo: “Gli Usa stanno accelerando sul sistema Golden Dome, l’Europa e la Nato comprendono più che mai come sia la terza dimensione quella da cui attenderci una minaccia fisica”. Insomma, non s’hanno da temere i cosacchi ma i droni su San Pietro.
Cyber, ultima frontiera
Le dimensioni dello scontro, però, sono anche altre. C’è quella cyber, per esempio. Una frontiera che Crosetto intende blindare con mezzo miliardo di euro l’anno, per combattere le minacce digitali, dalle fake news fino agli attacchi hacker. “Bisogna correre, siamo chiamati insieme a costruire una protezione per la nostra nazione, una difesa più adeguata ai rischi attuali”, ha dichiarato il ministro alla Difesa che ha parlato delle strategie “multidominio” che prevedono di “operare dove serve, nelle città, sul mare, nei fondali marini, nei nostri cieli, nello spazio, nel cyberspazio, nell’ibrido mantenendo un equilibrio nella delicata alchimia tra forze convenzionali e altre tecnologie”.
Investire in Difesa non è solo comprare armi
Per questo Crosetto ha ribadito che “gli investimenti alla difesa non hanno esclusivamente valore per il settore militare: investire in sicurezza rappresenta direttamente o indirettamente un motore fondamentale per la crescita economica e nazionale”. E, al contempo, ha strigliato l’industria europea della Difesa che “risente di una forte frammentazione” che ci costringe a registrare “inutili duplicazioni, egoismi e sprechi di risorse”.
Il caso Leva
Infine Crosetto, ha parlato pure della necessità di aumentare il numero degli effettivi nei ranghi militari ribadendo di voler ricorrere a una leva volontaria (e non alla coscrizione), annunciando al Defence Summit de Il Sole 24 Ore di voler portare in Parlamento, già nel 2026, un progetto di totale “riorganizzazione” delle forze armate. Perché, oltre ai nemici esterni, ce n’è anche un altro da sconfiggere: la burocrazia.