Migranti, Meloni vuole un’Europa meno ambigua
La premier sceglie il Parlamento per marcare il campo
Giorgia Meloni riporta il tema migranti alla Camera con il suo abituale stile diretto, senza attenuanti, lo sguardo alla manovra sui flussi in Europa.
Meloni alla Camera sui migranti
Lo fa nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, il Parlamento come cassa di risonanza politica. Il messaggio arriva chiaro: il governo non arretra. Il passaggio più netto, con il modello Albania. La premier lo rivendica come scelta strategica e identitaria. “Il modello Albania funzionerà”, afferma, sapendo di colpire nel vivo l’opposizione. La frase non resta isolata. Meloni la completa con un attacco politico esplicito: “Piaccia o no alla sinistra, di ogni ordine e grado”.
La premier non cerca mediazioni
Non cerca mediazioni. Non addolcisce i toni. Trasforma la questione in un terreno di scontro frontale. Quel virgolettato chiarisce la linea del governo. Palazzo Chigi difende l’accordo con Tirana come strumento di deterrenza, il governo lo conferma come risposta concreta ai flussi irregolari. Meloni lega il progetto alla lotta contro i trafficanti di esseri umani. E sostiene che l’Italia debba colpire il sistema criminale, non subirlo. Insiste pure su un altro punto chiave. Il modello Albania non resta un’eccezione isolata: “Molti Paesi europei guardano con grande interesse a questa soluzione”. E’ l’apertura ad una completa legittimazione internazionale. L’Italia come laboratorio politico dell’Ue sui migranti, per ribaltare la narrazione di un Paese lasciato solo.
La frizione con la magistratura
Nel suo intervento, pure la frizione con la magistratura. Non arretra nemmeno qui. Richiama la recente vicenda dell’imam di Torino liberato e le decisioni giudiziarie che hanno rallentato l’attuazione dei centri. Chiede una cornice europea più solida: “Serve un quadro giuridico Ue che dia garanzie”. La premier affida all’Europa il compito di blindare le scelte nazionali. Un passaggio per confidare in un’Unione europea meno ambigua. Vuole regole comuni che proteggano il modello italiano. Punta a superare i blocchi interni attraverso norme sovranazionali.
Trasforma il Consiglio europeo in una leva politica interna. Un messaggio che serve a presentare coerente l’impostazione dell’esecutivo. Il governo rivendica il controllo dei confini. Difende accordi esterni all’Ue. Chiede all’Europa un salto di qualità. Parla a Bruxelles, ma soprattutto al suo elettorato. Nessuna concessione lessicale. Nessun tono istituzionale neutro. La premier sceglie il Parlamento per marcare il campo. Sul tema migranti accetta lo scontro e rilancia. Il modello Albania diventa simbolo politico. La sfida ora passa dall’Europa.
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