L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Attualità

Gaza: tra freddo e violenza

di Priscilla Rucco -


Il giorno di Santo Stefano ha portato con sé l’ennesima escalation di violenza in Medio Oriente. Mentre a Betlemme si celebrava per la prima volta dopo due anni di silenzio il Natale cristiano, con la messa officiata dal cardinale Pizzaballa che ha lanciato un messaggio di speranza, la realtà sul terreno restituiva un’immagine ben diversa: quella di una tregua fragile come un cristallo, pronto ad infrangersi al primo urto.

L’episodio più grave ha avuto luogo poche ore fa ed ha coinvolto le forze di pace dell’Unifil in Libano. L’esercito israeliano ha aperto il fuoco nei pressi di una pattuglia Onu che stava ispezionando un posto di blocco nel villaggio di Bastarra. Un peacekeeper è rimasto ferito, riportando una commozione cerebrale. Non è un incidente isolato: da mesi le forze Unifil denunciano comportamenti aggressivi da parte dell’Idf, in quella che dovrebbe essere una zona cuscinetto tra Israele e Libano. “Gli attacchi contro le forze di peacekeeping costituiscono gravi violazioni”, ha sottolineato l’Unifil, chiedendo a Israele di cessare immediatamente questi comportamenti.

La popolazione di Gaza

Ma è a Gaza che la situazione umanitaria si fa ogni giorno più drammatica. La popolazione di Gaza è stremata dal freddo, e le strutture sanitarie sono al collasso. L’ospedale Al-Awda di Nuseirat, che cura circa sessanta pazienti e accoglie quasi mille persone al giorno, ha dovuto sospendere la maggior parte dei servizi per mancanza di carburante. “Rimangono operativi solo i reparti essenziali: pronto soccorso, maternità e pediatria”, ha spiegato Ahmed Mehanna, uno dei responsabili della struttura. Una scelta tragica, forzata dalla realtà: invece dei mille litri di gasolio necessari ogni giorno, l’ospedale ne ha a disposizione solo ottocento.

Le testimonianze dei civili sono strazianti. Un calvario per la popolazione di Gaza che si ripete per migliaia di persone ogni giorno. Nonostante l’accordo di tregua preveda l’ingresso di seicento camion di aiuti umanitari al giorno, ne entrano appena tra cento e trecento, e la maggior parte trasporta beni commerciali inaccessibili alla popolazione.

Violenza in Cisgiordania e nel nord di Israele

La giornata di ieri ha registrato anche due attacchi mortali nel nord di Israele. Un palestinese proveniente da Qabatiya, in Cisgiordania, ha ucciso due persone: una ragazza diciannovenne accoltellata dopo essere stata speronata con l’auto, e un uomo di sessantotto anni investito. L’aggressore è stato poi ferito da un civile mentre tentava la fuga. La risposta del ministro della Difesa israeliano Israel Katz non si è fatta attendere: ha ordinato all’esercito di agire “con la forza” contro il villaggio da cui proveniva l’attentatore.

Intanto l’esercito israeliano ha annunciato di aver eliminato Hussein Mahmoud Marshad al-Jawhari, un capo della Forza Quds, durante un raid nel sud del Libano. Le Idf hanno anche riferito di aver ucciso tre “terroristi” che avevano oltrepassato la cosiddetta Linea Gialla nella Striscia di Gaza.

Netanyahu e la diplomazia fragile

Sul fronte diplomatico, il premier israeliano Benjamin Netanyahu è atteso lunedì negli Stati Uniti per discutere della seconda fase del piano di pace. Donald Trump ha confermato la visita, insieme a quella del presidente ucraino Zelensky, sottolineando che “tutti vengono: rispettano di nuovo il nostro Paese”. Ma le minacce di Netanyahu contro Hamas per presunte violazioni della tregua continuano a minare la già precaria stabilità.


Torna alle notizie in home