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Alzheimer, la svolta nella ricerca: scoperto l’anticorpo che blocca la proteina tossica

di Priscilla Rucco -


Uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche apre nuove prospettive terapeutiche per la forma più diffusa di demenza senile.

Una scoperta che potrebbe rappresentare una svolta nella lotta contro l’Alzheimer arriva dai laboratori italiani. Un gruppo di ricercatori coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) ha dimostrato l’efficacia di un anticorpo monoclonale, denominato 12A12, nel neutralizzare la proteina Tau alterata, uno dei principali responsabili della morte neuronale nella malattia di Alzheimer.

L’Alzheimer

L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa progressiva che rappresenta la forma più comune di demenza, colpendo principalmente la memoria, il pensiero e il comportamento. In Italia secondo l’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità, circa 1,2 milioni di persone soffrono di demenza, di cui 600 mila con malattia di Alzheimer.

Quasi 900 mila italiani convivono con un disturbo neurocognitivo minore. Mentre il numero totale di persone coinvolte – includendo familiari e caregiver – raggiunge i sei milioni, pari al 10% della popolazione nazionale.
La proteina Tau, quando subisce alterazioni, forma aggregati tossici che danneggiano progressivamente i neuroni, portando al declino cognitivo caratteristico della demenza.
Questa proteina anomala rappresenta uno dei bersagli principali della ricerca scientifica internazionale.

I risultati promettenti sui modelli animali

Gli esperimenti condotti su modelli murini non genetici della patologia hanno mostrato risultati incoraggianti. Il trattamento con l’anticorpo monoclonale 12A12 ha prodotto significativi miglioramenti su più fronti: i deficit cognitivi sono stati attenuati, l’accumulo di Beta-amiloide è stato ridotto. Inoltre sono stati ripristinati i meccanismi molecolari legati all’insulina cerebrale, favorendo così i processi riparativi del cervello.

Verso la sperimentazione clinica sull’uomo

Questi risultati aprono concretamente la possibilità alla sperimentazione clinica sull’essere umano. La fattibilità di testare questo anticorpo monoclonale su pazienti affetti da Alzheimer rappresenta una nuova prospettiva terapeutica per una malattia che colpisce milioni di persone nel mondo e per la quale, ad oggi, non esistono cure risolutive ma solo trattamenti sintomatici. Lo studio conferma il ruolo cruciale della proteina Tau nello sviluppo e nella progressione dell’Alzheimer, rafforzando l’ipotesi che agire su questo specifico bersaglio molecolare possa essere una strategia efficace per contrastare la malattia. La ricerca italiana si conferma all’avanguardia in questo campo, offrendo un contributo decisamente significativo alla comprensione dei meccanismi alla base della demenza senile.

Alzheimer

Secondo la Federazione Alzheimer Italia, i malati di demenza potrebbero salire a 2,3 milioni entro il 2050. Il report della Lancet Commission 2024 indica che il 45% dei casi potrebbe essere prevenuto agendo su 14 fattori di rischio modificabili, tra cui ipertensione, diabete, obesità e isolamento sociale. Il Ministero della Salute ha stanziato 34,9 milioni di euro per il triennio 2024-2026 attraverso il Fondo per l’Alzheimer e le Demenze. Se la sperimentazione clinica dovesse confermare l’efficacia e la sicurezza del trattamento osservate nei modelli animali, si potrebbe aprire una nuova era nella gestione dell’Alzheimer.

L’anticorpo monoclonale 12A12 potrebbe diventare parte di strategie terapeutiche innovative, potenzialmente in grado di rallentare o arrestare la progressione della malattia, migliorando significativamente la qualità di vita sia dei pazienti che delle loro famiglie.


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