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Da Baiardo a Mutolo: gli indizi sull’accordo tra lo Stato e la mafia

di Rita Cavallaro -


Un indizio è un indizio, due sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. Se applichiamo la teoria di Agatha Chistie all’arresto del capo dei capi siamo già a una sorta di conferma sul fatto che, dietro la cattura di Matteo Messina Denaro c’è più di quello che sembra. Il primo indizio si chiama Hesperia ed è l’operazione condotta in maniera esemplare dai carabinieri del Ros, che il 6 settembre scorso hanno decapitato la rete dei fedelissimi del boss. A un passo dal super latitante ecco spuntare il secondo indizio: la profezia di Salvatore Baiardo, il braccio destro dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, che a novembre disse a Massimo Giletti: “Chi lo sa che arrivi un regalino al governo. Che magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato, che faccia una trattativa lui stesso di consegnarsi e fare un arresto clamoroso e così arrestando lui magari esce qualcuno che ha l’ergastolo ostativo (i Graviano, ndr) senza che ci sia clamore”. Un’intervista che arriva pochi giorni dopo che l’oncologo della clinica La Maddalena aveva comunicato al boss che non c’era più niente da fare, che le condizioni di salute erano troppo gravi, che ormai il suo tempo era finito. Non consideriamo le esternazioni del titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, che pochi giorni prima della cattura dell’ultimo degli stragisti disse: “Voglio essere il ministro che arresta Matteo Messina Denaro”. E il terzo indizio è arrivato ieri, quando lo storico pentito di mafia Gaspare Mutolo, in una intervista esclusiva all’Adnkronos, ha detto che l’arresto del padrino “è stata una messa in scena” e il covo “è stato sapientemente ripulito prima dell’arrivo dei carabinieri”, tanto è vero che alla fine “gli investigatori hanno trovato solo quello che lui voleva si trovasse, cioè poca roba. Mica hanno trovato l’agenda rossa di Paolo Borsellino”. Mutolo non ha dubbi: la cattura del capomafia è “il risultato di un accordo”. Si dice inoltre “stupito” delle modalità di arresto del boss. “A parte la mia esperienza personale e il mio arresto, ma quando arrestano boss c’è tutto un altro clima. Armi alla mano, confusione. Qui invece è accaduto tutto in “tranquillitudine”, e questo fa pensare. La cattura è avvenuta con una calma che sembrava una pacificazione, io ricordo che nelle catture di questi latitanti, c’è sempre stato un movimento particolare. Mentre per Messina Denaro e per lo spessore criminale che lo ha contraddistinto in quanto imputato nelle stragi e non solo, è sembrata più che altro una messa in scena. Basta vedere le immagini in tv. Insomma, una cattura programmata, per il quieto vivere di quel momento”. Ma cosa intende Mutolo quando parla di quieto vivere? “I carabinieri erano tranquilli forse perché c’era un accordo. Le spiego: un personaggio del genere cammina solo con la “scorta”, con i guardaspalle. Mentre lui era solo con una sola persona accanto. Questo mi lascia un po’ perplesso. Insomma, per me è stata una cattura programmata, perché ci sono altri interessi. Ricordiamo i messaggi mandati dal carcere da Giuseppe Graviano su Berlusconi”. Per Mutolo “la trattativa Stato mafia c’è sempre stata e sempre ci sarà”. Poi parla dei covi scoperti a Campobello di Mazara: “Vede, non hanno trovato documenti importanti nell’ultimo covo, hanno trovato una pistola calibro 38, ma non quello che hanno sperato, come l’agenda del povero giudice Paolo Borsellino. Quindi, hanno fatto sparire tutto”. Il motivo? “Non hanno trovato nulla perché forse c’era questo accordo, che Messina Denaro si doveva consegnare e lui avrà fatto sparire tutto. Qualsiasi persona ha qualcosa di compromettente a casa, figuriamoci Messina Denaro. Noi sappiamo che Messina Denaro fa parte della massoneria, della mafia, ha compiuto tutte le stragi e le cose orrende accadute in Italia, ma sicuramente non troveranno niente perché lui si è consegnato. Hanno fatto trovare quello che lui ha voluto fare trovare”. E infine: “Tutti a Campobello di Mazara sapevano che fosse lui, almeno l’80 per cento delle persone lo sapeva. Io, quando sono stato latitante e stavo a 300 metri da casa mia, in zona lo sapevano tutti. Figuriamoci se non lo sapevano i vicini di Messina Denaro”.

Ri. Ca.

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