Politica

Schlein-Conte-Fratoianni patto sul salario minimo. Ma non è il campo largo

di Eleonora Ciaffoloni -


Al congresso della Cgil c’erano tutti, o almeno tutti quelli che sono impegnati a fare opposizione al governo di Giorgia Meloni. Vicino a quello che dovrebbe essere riconfermato segretario della sigla sindacale, Maurizio Landini, c’erano la segretaria del Pd Elly Schlein, il leader pentastellato Giuseppe Conte, il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ma anche il leder di Azione (e del Terzo Polo) Carlo Calenda.
Un potpourri di politici che cercano di fare quadrato a suon di sorrisi e di dichiarate unioni di intenti – o almeno qualcuna – ma che non riescono a creare una coalizione degna di questo nome per agire in opposizione all’esecutivo di destra.
Eppure, ci ha provato Elly Schlein che, molto attesa e molto applaudita dalla platea di Rimini, ha provato a riposizionare il Partito Democratico al centro dell’opposizione, per creare la calamita attrattiva a cui far convergere tutto il centro sinistra. La segretaria dem si è confrontata con tutti e ha aperto a tutti i suoi possibili alleati “Chiudiamoci in una stanza, non usciamo fino a notte e troviamo qualcosa da fare insieme piuttosto che far vincere quegli altri”. Di fronte a lei Conte, Fratoianni e Calenda recepiscono il messaggio ma nel raccogliere la proposta le intenzioni sono diverse. Di certo tutti riconoscono la fatica di Schlein nel voler creare una sorta di coalizione unita e alternativa a quella di governo ma c’è chi dice no.
Perché, se dal palco di Rimini la segretaria dem trova la disponibilità di Conte e Fratoianni, Calenda e il Terzo Polo continuano a tenersi a debita distanza. Lo si nota fin da subito, partendo dal tanto discusso tema del salario minimo, su cui la stessa Schlein era intervenuta in Aula alla presenza di Meloni. “Io sono disposta da subito a ragionare di come cambiare la nostra proposta e di come trovare una proposta unitaria” dice Schlein. Conte e Fratoianni rispondono presenti, Calenda invece risponde: “Le nostre tre proposte sul salario minimo divergono”.
Sempre rimanendo in tema, ma virando sul Jobs Act, a prendersi gli applausi c’è anche Giuseppe Conte: “Dobbiamo contrastare la precarietà e ritrovarci su un punto: tutto ciò che ha rappresentato e realizzato il jobs act è un fallimento”. Anche qui, Calenda non si dice d’accordo e quando l’ex premier dei cinquestelle gli risponde che ha votato con la destra lui risponde: “Allora ho votato anche col Pd: il Pd è di destra?”.
Ma i punzecchiamenti non finiscono qui, anzi, il leader di Azione decide di prendersi la scena. “Io cerco di fregare un po’ di voti a destra, voi ve li fregate tra di voi…” e ammicca “dovrebbe farvi comodo”. Non un modo per tendere la mano si direbbe, soprattutto perché è qui che la segretaria dem non si esime dal ribattere: “Carlo, che cercassi di rubare voti a destra ce ne eravamo accorti…” dice sorridendo “Non stiamo qui a fregarci tra di noi ma a interrogarci su dove si è spezzato il filo con il 60% che non è andato a votare, che non ha votato destra ma non vede una opposizione. Vorremo provare a costruire questa alternativa”. Schlein, ancora, riapre uno spiraglio, ma, di nuovo, Calenda lo chiude: non si parla di alternativa. O almeno una alternativa che non includa il Terzo Polo: “Con voi potrei governare? No” conclude netto.
La ciambella tentata da Schlein non esce con un buco perfetto, ma di sicuro ci sono margini di miglioramento. La sicurezza, o almeno presunta tale, è quella di avere accanto un piccolo spicchio – quello di Sinistra Italiana – ma soprattutto il peso del Movimento 5 Stelle trainato da un Conte che ora sembra più propenso all’alleanza di quanto non sia mai stato – almeno dalle elezioni politiche di settembre. Forse per timore, forse per fare una vera opposizione, i tre possono tornare a Roma con lo stesso treno. Ma non solo.
Schlein ai suoi nuovi alleati chiede di portare le diverse battaglie emerse a Rimini anche fuori dal Parlamento, nel Paese. “Domani vorrei essere a Napoli contro l’autonomia differenziata” o ancora “saremo in piazza a Milano per difendere i diritti di tutti i bambini, anche quelli delle coppie omogenitoriali”. L’appello è stato lanciato e a gran voce. Vedremo se, in giro per l’Italia, nel tuor del rinnovato Partito Democratico, Elly Schlein sarà da sola o da alleati accompagnata.

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