Esteri

Vito Petrocelli: “Libere elezioni Libia, l’accordo può essere un’opportunità per l’Italia”

di Adolfo Spezzaferro -

VITO PETROCELLI POLITICO


“E’ finalmente in atto un processo intralibico per portare il Paese a libere elezioni. Se il governo italiano volesse essere coerente con quello che dichiara da tempo, cioè far arrivare la Libia a queste elezioni, nei prossimi mesi potrebbe non dare ascolto ad appelli di Tripoli nel momento in cui il governo Dabaiba dovesse cedere il passo al governo di transizione. E smetterla di finanziare in via diretta, indiretta e traversa le milizie, che sono il problema principale del Paese”.
Parola di Vito Petrocelli, presidente Istituto Italia-Brics, già presidente della commissione Esteri del Senato.

Libere elezioni in Libia, ci siamo?
Forse è arrivato il momento in cui in Libia si può finalmente tornare a parlare di democrazia effettiva. Perché domani pomeriggio si incontreranno in Marocco, a Bouznika, tre persone chiave per questo processo: Aguila Saleh, presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, del’Est della Libia; Khalid Almishri, presidente dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli; insieme all’inviato speciale delle Nazioni Unite Abdoulaye Bathily.
Perché si incontrano?
Perché dieci giorni fa circa il Comitato 6+6, che si è occupato di stendere le regole per il processo elettorale con sei rappresentanti dell’Ovest libico e sei dell’Est libico, si è messo d’accordo su una bozza di legge elettorale per arrivare a tenere elezioni in contemporanea sia delle due camere parlamentari che della presidenza libica. A quanto si apprende Saleh e Almishri domani, con la supervisione dell’inviato Onu e in presenza del ministro degli Esteri marocchino, firmeranno le carte che consentiranno nel giro di qualche mese – c’è chi dice 240 giorni – la realizzazione del percorso elettorale.
Una buona notizia.
Finalmente, dopo anni, un percorso intralibico, fatto dai libici per la Libia. Questa anche per l’Italia è una grande notizia. Seppure poco diffusa, anche grazie alla complicità dei nostri ministeri, che forse non sanno che pesci pigliare in questa fase.
Quindi si potrà candidare alle elezioni anche il figlio di Gheddafi, Saif al Islam, che in una prima fase sia Tripoli e Tobruk volevano tagliare fuori?
E’ stato proprio l’inviato speciale dell’Onu a garantire che in questo percorso ci potrà essere la partecipazione di qualsiasi candidato. Nonostante i veti incrociati, con Tripoli che diceva “non vogliamo un candidato che abbia doppio passaporto” (il generale Haftar), “non vogliamo un candidato che sia leader delle forze armate (sempre Haftar). Mentre la parte orientale della Libia diceva “non vogliamo un candidato che sia stato in stretti rapporti con le milizie che hanno spadroneggiato in questi anni nel Paese” (il premier nominato Dabaiba). Anche perché se si vuole arrivare a un processo democratico reale non ci possono essere veti. Certo è che come nel caso di Dabaiba, le milizie muovono consenso elettorale, veicolato dai soldi o dall’enorme quantitativo di armi nel Paese, che condiziona la vita democratica. E su questo forse l’Italia potrebbe essere ancora protagonista.
Come va letta la vittoria di Erdogan in Turchia rispetto agli equilibri libici?
Guardi, secondo quello che si dice a Tripoli, la campagna elettorale di Erdogan sarebbe stata anche parzialmente finanziata da Tripoli stessa. E’ anche vero che in questa fase la Turchia avrebbe allentato molto il controllo sul processo elettorale libico. Ritenendo importante anche per la stessa Ankara riuscire ad avere un Paese pacificato e riunito, dove comunque l’influenza turca resterebbe molto elevata.
Ma ci sono possibilità reali che si terranno elezioni regolari?
Sì. Il processo elettorale che verrà sottoscritto domani, salvo sorprese dell’ultimo momento, prevede l’approvazione della legge elettorale, con l’appoggio unitario, le regole per le candidature di partiti e di persone fisiche, e soprattutto la possibilità che ci sia per sei mesi un governo provvisorio che possa gestire il processo elettorale.
Quindi Dabaiba potrebbe perdere la poltrona?
Sì, tra pochi mesi potrebbe saltare. Questo ad ulteriore garanzia di un reale processo democratico. Chiaro che in Libia ci si può aspettare di tutto, purtroppo. Però se effettivamente i due leader delle due camere di Tripoli e di Tobruk firmano gli accordi elettorali significa che la svolta è arrivata.
Si sa qualcosa di come sarà composto questo governo di transizione?
Sono usciti dei leaks, due fogli firmati da un rappresentante Onu e inviati all’inviato speciale in Libia, in cui si parla di una quarta proposta di governo che dovrebbe condurre il Paese a elezioni. Con ipotetico premier Muhammad Al Muntasir, uomo d’affari di Misurata, della famiglia che ha espresso il primo premier dopo l’indipendenza. Un personaggio che gode di stima da più parti.


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