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Gueye rifiuta la retorica Lgbt: solidarietà di un ministro senegalese

Il calciatore del Psg non è entrato in campo nella partita in cui i numeri di maglia avevano colori arcobaleno. Il ministro per lo Sport del Senegal: “Deve giocare a calcio, non rinunciare alle proprie convinzioni”

di Federico Cenci -


Domenica scorsa il Paris Saint Germain ha vinto per 4 a 0 contro il Montpellier. Il risultato non è una notizia, visto che la squadra dell’emiro qatariota Nasser Al-Khelaifi ha già conquistato agevolmente l’ottavo titolo di Francia in dieci anni. Ha invece destato scalpore l’assenza dalla lista dei convocati di Idrissa Gana Gueye, centrocampista senegalese che dal 2019 milita nel Paris Saint Germain. La mancata convocazione è dovuta a “motivi personali”, ha dichiarato il tecnico Mauricio Pochettino. “È in tribuna, non è infortunato”, ha dunque aggiunto.

Più di qualcuno, allora, ha iniziato a farsi un’idea sui “motivi personali” che hanno spunto Gueye a rinunciare a scendere in campo. In occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, tutte le squadre della Ligue 1 sono scese in campo con i numeri di maglia e le fasce da capitano con i colori dell’arcobaleno. Già lo scorso anno il massimo campionato transalpino aveva adottato una decisione analoga in solidarietà con le comunità Lgbt. E già lo scorso anno – guarda caso – Gueye era assente dalla lista dei convocati del Paris Saint Germain. In quella circostanza a tenere il centrocampista senegalese lontano dal campo furono – ufficialmente – problemi gastrointestinali. Gli addotti dolori di pancia non hanno impedito di suscitare sospetti sulle assenze di Gueye proprio in occasione delle due giornate di campionato gay friendly.

Sospetti che per il portale Rmc rappresentano certezze: “Secondo le nostre informazioni, Gueye non è voluto scendere in campo con la maglia con i numeri arcobaleno”. Roxana Maracineanu, ministro francese per lo Sport, ha commentato: “Un giocatore può rifiutarsi di indossare (le maglie arcobaleno, ndr), siamo in democrazia, ma lo trovo deplorevole”. Il Paris Saint Germain si è affrettato a riferire che Gueye “non era in gruppo per motivi personali e individuali” ma che il club “è sempre impegnato a combattere tutte le forme di discriminazione”. Curioso che invece le autorità del Qatar, nazione del cui fondo sovrano è presidente il patron del Psg, nelle scorse settimane abbiano invitato gli spettatori, data la diversa sensibilità sul tema rispetto agli occidentali, a non mostrare bandiere arcobaleno negli stadi durante i prossimi Mondiali.

Tutti contro Gueye, insomma? Non proprio tutti. In patria, dove evidentemente la morsa del politicamente corretto è meno oppressiva che in Europa, qualcuno lo ha difeso. È il caso di Matar Ba, ministro per lo Sport del Senegal. “Se Idrissa Gana Gueye è al Psg, è per giocare a calcio, non per fare promozione o per mettere da parte le proprie convinzioni”, ha affermato. “In ogni caso”, ha aggiunto, “è un senegalese amato dai senegalesi. È sostenuto e accompagnato dai senegalesi”. E non solo dai suoi connazionali, ma da tutte le persone che rifiutano di aderire acriticamente ai diktat politicamente corretti imposti dall’industria di turno. La vera solidarietà nei confronti delle persone omosessuali, d’altronde, si compie protestando contro quelle nazioni in cui l’omosessualità è considerata un crimine, non agitando retoricamente in Europa vessilli policromi.


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