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Aborto, scoppia la polemica. Governo: la 194 non si tocca

di Martina Melli -


Il diritto all’aborto da giorni al centro delle polemiche. Alla Camera dei Deputati, lo scorso 16 aprile è passato un pacchetto di emendamenti a un decreto legato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Tra questi, uno in particolare che consente la presenza di volontari pro-vita nei consultori femminili, ha suscitato grande indignazione. L’emendamento ha scatenato le proteste delle opposizioni che lo hanno etichettato come una deriva antiabortista. “L’Italia sceglie di fare un ulteriore passo indietro, noi continueremo a opporci a questa politica oscurantista del governo Meloni” ha commentato il Movimento 5 stelle. Anche la segretaria del Pd Elly Schlein lo ha definito un “attacco pesante alla libertà delle donne al quale ci opporremo duramente”.
Nello stesso giorno è stata anche depositata alla Camera, dalla deputata del M5s Gilda Sportiello, una proposta di riforma costituzionale per modificare l’articolo 32 della Costituzione e inserire il diritto all’aborto tra le tutele previste dalla legge fondamentale dello Stato. In questo scenario infiammato, a gettare ulteriore benzina sul fuoco c’ha pensato prima Bruno Vespa, che nella puntata dedicata di Porta a Porta ha invitato in studio solo opinionisti uomini, e poi la giornalista del Tg1 Incoronata Boccia, che durante la trasmissione Che sarà di Serena Bortone, ha dichiarato: “Sto per dire parole forti, lungi da me giudicare storie e persone, ma si giudica il principio. Stiamo scambiando un delitto per un diritto”. Con l’Europarlamento che vota per inserire il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali della Ue, arriva la “condanna” della Commissione europea che ha sottolineato come le modifiche alla legge sull’aborto nel decreto non siano correlate al Pnrr.
Un portavoce dell’istituzione europea ha detto: “Il decreto Pnrr contiene misure che riguardano la struttura di governance del Pnrr, ma ci sono altri aspetti che non sono coperti e non hanno alcun legame con il Pnrr, come ad esempio la legge sull’aborto”.
In realtà la legge n. 194 del 1978, che disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia, include già all’articolo 2 la possibilità per i consultori e le strutture sociosanitarie di contribuire a superare le ragioni che potrebbero portare una donna a scegliere l’aborto. Lo ha sottolineato più volte il premier Meloni evidenziando come l’obiettivo di questa modifica governativa sia quello di attuare in modo più completo la legge già esistente, senza intaccarne i principi.
Inoltre, il provvedimento adottato differisce dalla proposta originaria del deputato di Fratelli d’Italia, Lorenzo Malagola, che suggeriva un accesso automatico delle associazioni pro-vita nei consultori.
Nel testo proposto da Malagola si affermava che le regioni dovrebbero organizzare i servizi consultoriali “anche con il coinvolgimento di enti del terzo settore che possiedano comprovata esperienza nel supporto alla maternità”.
Durante la discussione del provvedimento in commissione Bilancio alla Camera, l’emendamento è stato modificato: non è più obbligatorio per le regioni collaborare con le associazioni pro-vita, ma possono scegliere di “avvalersi” del loro supporto, una formulazione che si allinea meglio con il contenuto della legge 194 del 1978. Non solo. La versione finale approvata chiarisce che questa possibile collaborazione non deve generare “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
Anche il ministro della Salute Orazio Schillaci ha ribadito le posizioni di Meloni. Il ministro, a margine di un evento a Roma per la Giornata nazionale della salute delle donne, ha dichiarato: “Come ha detto il presidente Meloni, noi non abbiamo nessuna intenzione e voglia di modificare la legge 194, non so perché ci sono tutte queste polemiche”. Ieri Il M5s ha presentato al Senato due ordini del giorno ed un emendamento per difendere il diritto all’ aborto in relazione alla discussione sul dl Pnrr.
Un odg – analogo a quello presentato alla Camera – che impegna il governo ad “introdurre misure che impediscano l’accesso” nei consultori a “quegli enti del terzo settore” che, “ideologicamente orientati, tentino di negare le tutele sottese ai servizi che” tali strutture sono tenute “a garantire per avviare la procedura relativa all’interruzione di gravidanza”.
Un secondo odg punta invece ad “implementare tutti i percorsi che rendano l’ aborto un diritto concreto e universalmente riconosciuto”.


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