Sport

Agnelli chiesto il processo

di Ivano Tolettini -


Altro che sprofondo rosso di 254 milioni di euro al 30 giugno 2022 come aveva ufficialmente comunicato la società bianconera lo scorso settembre rinviando a un’assemblea dei soci che non è stata più formalizzata e che è convocata dopo due rinvii a gennaio. I magistrati ipotizzano che attraverso la finanza creativa, per loro criminale, la Juventus avrebbe messo a bilancio 155 milioni di euro di plusvalenze gonfiate e manovrato sugli stipendi dei giocatori per altri 67 milioni. Tenuto conto che il club è quotato in borsa sarebbe stato nascosto al mercato, questa è la tesi degli inquirenti, un passivo sensibilmente superiore a quello già disastroso certificato da una contabilità del tutto in fuorigioco. Adesso è del tutto evidente il motivo per cui lunedì sera è stato precipitosamente azzerato il Consiglio d’amministrazione della Juventus Football Club e dopo dodici anni il presidente più vincente della storia bianconera, Andrea Agnelli, è uscito di scena nel pieno di una bufera giudiziaria che riporta indietro il club ai burrascosi tempi di Calciopoli nel 2006. “Ma stavolta è stata creata da noi”, dicono i dirigenti bianconeri intercettati. I quali con faccia tosta aggiungono di volere “supercazzolare gli ispettori Consob” come fossero dei fessi. Ieri mattina i magistrati che indagano per false comunicazioni sociali nel biennio d’esercizio 2018/19 e 2019/20 hanno depositato al gup la richiesta di processare l’ex presidente Agnelli, il vice Pavel Nedved e l’ad Maurizio Arrivabene. Inoltre, da ieri sono imputati anche l’ex ds Fabio Paratici e i manager Marco Re, Stefano Bertola, Stefano Cerrato, Cesare Gabasio, Francesco Roncaglio, Enrico Vellano, Stefania Boschetti e Roberto Grossi di Ernest&Young. Il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i sostituti Mario Bendoni e Ciro Santoriello accusano i vertici della società calcistica che ha vinto più scudetti di falso in bilancio, aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza della Consob e false fatturazioni. Ipotesi di reato che se venissero provate costerebbero pene pesanti agli imputati che protestano la loro innocenza. Senza tenere conto che la grave crisi ha costretto John Elkann alla guida della controllante Exor a nominare i fedelissimi Gianluca Ferrero e Massimo Scanavino, rispettivamente nuovi presidente e direttore generale. E non è escluso che l’assemblea dei soci il 18 gennaio apra il dossier dell’azione di responsabilità nei confronti degli ex dirigenti che avrebbero creato così grave nocumento economico-finanziario alla Juve e contraccolpi sul piano della reputazione e credibilità agli occhi non solo dei suoi milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo. Sul capitolo delle plusvalenze, però, va tenuto conto che la Juventus secondo il gip Lodovico Morello potrebbe essere in buona fede. È quanto egli osserva nel provvedimento del 12 ottobre con il quale ha respinto le richieste di misure cautelari per Andrea Agnelli (per il quale erano stati sollecitati anche gli arresti domiciliari per il pericolo di reiterazione dei reati) e gli altri principali indagati che ha terremotato la società sulla veridicità deegli ultimi due bilanci. L’azzeramento dei vertici ha impedito il rischio anche per quello che l’ex cda voleva approvare il 27 ottobre. In base ai documenti depositati dai pubblici ministeri il gip scrive “che se la Juventus si è davvero attenuta alla prassi standard risulterebbe difficile ipotizzare un discostamento consapevole, e quindi in definitiva doloso, dai corretti criteri di contabilizzazione delle poste”. Per il giudice, dunque, in un’ottica garantista e di terzietà è comunque opportuno «un accurato approfondimento». Anche perché nelle intercettazioni della guardia di finanza di Torino, eseguite a partire dallo scorso luglio, c’è per esempio quella del ds Federico Cherubini, che non è imputato, che ha indotto il gip a respingere le richieste di misure cautelari per Agnelli e i principali collaboratori. Per Morello l’affermazione «fortuna che alla luce delle recenti visite (dei finanzieri si intende, ndr) ci siamo fermati», dimostrerebbe «meno attuale e concreto» il pericolo di reiterazione del reato. Del resto, lo stesso gip osserva che c’è riscontro nelle carte allegate dai pm che se negli esercizi chiusi il 30 giugno 2019 e il 30 giugno 2020 le “plusvalenze da cessione diritti calciatori erano pari rispettivamente a 126 milioni (il 20,4% dei ricavi) e 166 milioni (pari al 29,1% dei ricavi dell’anno successivo), per l’esercizio chiuso il 30 giugno 2021 era pari solo a 29 milioni: il 6,4% dei ricavi complessivi della Juve”.


Torna alle notizie in home