Ambiente

Al Carnevale di Ivrea d’obbligo il berretto frigio

di Angela Arena -


Da Rio de Janeiro a New Orleans, saranno molte le città che trasformeranno le proprie strade in colorati palcoscenici dominati da un tripudio di maschere, musica e balli per dar vita, da giovedì 8 fino a martedì 13 febbraio, alla festa più trasgressiva dell’anno: il Carnevale. In ossequio al calendario cristiano, le celebrazioni culmineranno prima dell’austerità della Quaresima, come indica lo stesso termine di derivazione latina carnem levare, rimandando al periodo di astinenza dalla carne che inizia il mercoledì delle ceneri.

Eppure, le origini del carnevale risalgono ai saturnali dell’antica Roma, festività pagane considerate occasioni per capovolgere temporaneamente l’ordine sociale: attraverso travestimenti e caos gli schiavi erano considerati uomini liberi, lasciando spazio al divertimento. Tradizione pervenuta fino ai nostri giorni, seppur con sfaccettature diverse sottolineate dagli storici carnevali che ogni anno attirano migliaia di visitatori nel Belpaese: dopo quello di Venezia e Viareggio, secondo i dati di CNA, è il carnevale di Ivrea ad aver registrato un vero e proprio boom turistico nel 2023, riportando in città ben 500 mila presenze estere, per un totale di due milioni di pernottamenti e un giro d’affari di circa 3 miliardi.

Riconosciuto come “manifestazione italiana di rilevanza internazionale”, il Carnevale di Ivrea il cui primo verbale risale al 1808, è tra i più antichi d’Italia, rappresentando, con la “Battaglia delle Arance”, un evento unico, dove secoli di storia si intrecciano con il mito. Da oltre 200 anni durante i festeggiamenti si rinnova un complesso cerimoniale folcloristico che rievoca i costumi dell’epopea napoleonica, fase di storicizzazione del carnevale eporediese a cui si collega l’affermazione degli ideali di libertà e fraternità, giunti in Piemonte con la Rivoluzione Francese.

Per evitare di diventare bersaglio di arance, simbolica ribellione popolare alla tirannide dei feudatari, è fatto obbligo a tutti i visitatori, di indossare il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che ricorda quelli dei sanculotti parigini. Protagonista della manifestazione è la Vezzosa Mugnaia che la leggenda associa alla giovane Violetta, icona del tuchinaggio per essersi ribellata allo Ius Primae Noctis, sorte che in epoca altomedievale incombeva sulle fanciulle eporediesi. La giovane, destinata in sposa all’amato Toniotto, fingendo di acconsentire alla pretesa del potente Guglielmo VII di Moferrato, prima di salire al castellazzo, nascose tra i suoi lunghi capelli un pugnale con cui uccise il tiranno liberando il popolo dai suoi abusi.


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