Esteri

Al Consiglio d’Euroguerra

di Giovanni Vasso -

MARIJA PEJCINOVIC BURIC SEGRETARIA GENERALE DEL CONSIGLIO EUROPEO, GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, KATRÍN JAKOBSDÓTTIR PRIMO MINISTRO ISLANDESE


Tutti uniti contro Mosca. La visione di Giorgia Meloni è semplice quanto netta: l’Europa deve essere unita per difendere i suoi valori, finiti “sotto attacco con la guerra di aggressione russa all’Ucraina”. La premier italiana è arrivata a Reykjavik, nella capitale dell’Islanda, dove si terrà il Consiglio d’Europa. E dove i capi di Stato e di governo europei incontreranno il presidente ucraino Volodymir Zelensky per un appuntamento che pare decisivo verso il rafforzamento dei rapporti politici tra Kiev e l’Occidente. Insomma, dalla riunione islandese emergeranno elementi utili a comprendere se, o forse sarebbe meglio dire quando, l’Ucraina entrerà dentro l’Unione europea e, soprattutto, potrà fare il suo ingresso all’interno della Nato.

“Nostri valori sotto attacco”

Giorgia Meloni è stata molto netta nelle sue dichiarazioni. Appena atterrata a Reykjavik, la presidente del consiglio ha tuonato che “il tema che vale la pena ribadire” è da rintracciare dentro “l’unità dell’Europa nel suo complesso”. Fuor di metafora, per Meloni l’Ue e l’Occidente devono “difendere i valori che in Ucraina sono stati colpiti: democrazia, libertà e indipendenza”. La premier ha dunque sottolineato la ragione fondamentale della riunione del Consiglio d’Europa: “E’ l’immagine di una Europa unita e di una Europa che agisce concretamente. Quei valori che abbiamo dato a lungo per scontati e che questa istituzione difende, in Europa sono sotto attacco con la guerra di aggressione russa all’Ucraina. Quindi questa istituzione deve essere presente”. Meloni ha inoltre rivendicato: “Voglio ricordare che l’idea di un vertice che non si celebra dal 2005, è nata proprio a Torino, nella riunione conclusiva della nostra presidenza del Consiglio d’Europa e quindi sono contenta se abbiamo avuto un ruolo in questo momento che diventa plasticamente importante per dire che noi non accetteremo che la fora del diritto venga soppiantata dal diritto del più forte e se saltano le regole del diritto internazionale è questo che accade, ed è un mondo che non conviene a nessuno”.

Missili e spiragli

L’occasione del Consiglio d’Europa sarà importante anche perché potrebbe rappresentare l’occasione, per Meloni, di incontrare il presidente francese Emmanuel Macron dopo la crisi innescata dalle dichiarazioni del suo ministro degli interni Darmanin. Nel frattempo, monsieur le president, promette nuove forniture missilistiche a Kiev ma tenta di gettare acqua sul fuoco della tensione con Mosca. “La Francia fornirà missili con una portata che consentirà all’Ucraina di resistere”, ha spiegato alla tv francese. E ha aggiunto: “Non stiamo conducendo una guerra con la Russia, stiamo aiutando l’Ucraina a resistere all’aggressore russo. Ciò significa che non stiamo fornendo armi che possono raggiungere il suolo russo o attaccare la Russia”. Sembrerebbe, a tutta prima, un tentativo di arrampicata sugli specchi. In realtà, le parole del presidente francese vogliono lasciare un margine di trattativa con il Cremlino.

Londra, Tallinn, la NATO e l’UE

Il primo ministro britannico, Rishi Sunak, ha rassicurato i giornalisti che lo hanno “accolto” al suo arrivo in terra islandese: “Parlerò con altri Paesi, assicurandomi di continuare a sostenere l’Ucraina, dando loro il sostegno di cui hanno bisogno per difendersi dall’aggressione russa, e anche iniziare a pensare agli accordi di sicurezza a lungo termine che vorremo predisporre per sostenere l’Ucraina a lungo termine”. Le parole di Sunak aprono il campo a nuovi orizzonti. Kiev potrebbe iniziare a immaginare un ingresso nella Nato o, quantomeno, potrebbe sperare di intensificare o di formalizzare l’alleanza con il mondo occidentale? Mentre al Consiglio d’Europa si comincia a pensare se parlare o meno di una questione che definire dirimente è poco, a Tallinn, in Estonia, la bandiera gialloblù ucraina è stata ufficialmente issata al quartier generale del centro di eccellenza per la difesa informatica della Nato. Il ministero degli esteri ucraino lo ha annunciato su Twitter “segnando l’adesione ufficiale dell’Ucraina al Ccdcoe”.
Un altro tema concreto riguarda la questione delle sanzioni. Che vengono aggirate rendendole, così, poco più che carta straccia. Il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis ha chiesto “ai Paesi non Ue, dove i dati doganali hanno rilevato alcuni flussi anormali di merci ottoposte a sanzioni. Si tratta di esportazioni di merci Ue in Paesi vicini alla Russia, in particolare quelli nell’Unione economica euroasiatica (formata da Bielorussia, Kazakhstan, Russia, Armenia e Kirghizistan, ndr) e altri Paesi non Ue non allineati alle sanzioni”. L’Ue ha chiesto “ai Paesi interessati di spiegare le ragioni di questi flussi anormali e di intraprendere azioni forti per fermarli”.


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