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Anche l’accusa difende la Juve “Troppi 15 punti di penalità”

di Ivano Tolettini -

ROBERTO SPADA MONICA TARDIVO NOTAIA ANDREA AGNELLI PAVEL NEDVED JUVENTUS


Slitta a quest’oggi la sentenza del Collegio di Garanzia del Coni. Di certo, per adesso, c’è la richiesta dell’accusa che “difende” la posizione della Juventus. Almeno sul piano formale. Chiede di annullare i 15 punti di penalità perché le motivazioni del verdetto di secondo grado non sono coerenti: andrebbero riscritte da un altro collegio. Che potrebbe diminuire i punti di squalifica allineandosi a quelli che sollecitò la pubblica accusa: 9 punti. Se il Collegio accogliesse le richieste del Procuratore Generale dello Sport, Ugo Taucer, la Juve otterrebbe subito i 15 punti e salirebbe in classifica al terzo posto a quota 59, subito dietro la Lazio. In attesa dell’Appello bis. Perché il Pg ha chiesto il rinvio del giudizio a una nuova Corte Federale d’Appello per le “motivazioni carenti” della sentenza di gennaio. Nonostante “le argomentazioni dei difensori non colgano il merito – osserva Taucer – e perciò confermo l’ipotesi delle accuse, e quindi sono per l’inammissibilità della pronuncia, ravviso però un’eccezione. Rispetto all’articolo 4 sotto il profilo della carente motivazione, effettivamente per il profilo della colpa, cioè la sanzione in punti inflitta alla squadra, vi sia una carenza da apprezzare e valutare in un nuovo giudizio”.

I MOTIVI

Quando a fine gennaio la Corte Federale d’Appello deposita i motivi sulle “plusvalenze fittizie” che penalizzano di 15 punti in classifica la Juve per l’illecito sportivo, si sofferma sulla “natura ripetuta, su più esercizi, del comportamento censurato come sistematico”. Pertanto evidenzia “la rilevanza del comportamento sulla ripetuta violazione dei principi di verità e correttezza dei bilanci interessati dalle operazioni” censurate. Secondo i giudici quello che conta è il “quadro fattuale dimostrato dalle numerose dichiarazioni (derivanti dalle intercettazioni), dai documenti e dai manoscritti di provenienza interna alla stessa Fc Juventus e che hanno tutti una natura essenzialmente confessoria”. A cambiare le carte in tavola rispetto all’archiviazione del procedimento sulle plusvalenze dei calciatori del 2022 “è l’avvenuto disvelamento della intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori». Quest’ultimo è il passaggio chiave delle 36 pagine con cui i magistrati della Figc condannano la Juve. Per la Corte il fatto nuovo è “l’assenza di un qualunque metodo di valutazione delle operazioni di scambio e, invece, la presenza di un sistema fraudolento in partenza (quanto meno sul piano sportivo)”. Le motivazioni di gennaio impongono a Madama di scontare la pena nella corrente stagione sportiva e con una serie di inibizioni per 11 dirigenti bianconeri (Andrea Agnelli, Fabio Paratici, Federico Cherubini, Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene, Paolo Garimberti, Assia Grazioli-Venier, Caitlin Mary Hughes, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio ed Enrico Vellano), colpevoli di avere architettato il “disegno criminoso” per alterare i risultati sportivi.

LA DIFESA

Poiché l’ambito processuale è di legittimità sportiva, la difesa juventina afferma l’irregolarità della revocazione perché la Fc Juventus era già stata archiviata in un analogo procedimento e non erano emersi “fatti nuovi” dalle carte dell’inchiesta Prisma della Procura di Torino. Per i legali bianconeri Angelo Clarizia e Nino Paolantonio, che si sono aggiunti ai colleghi nominati in precedenza, Maurizio Bellacosa e Davide Sangiorgio, a prevalere non dev’essere il codice della Fgic, ma quello del Coni per il quale la revocazione può avvenire solo per un “errore di fatto” e comunque non dopo che la revocazione non avrebbe più potuta essere chiesta. Ancora, gli avvocati affermano che il club è stato condannato ingiustamente per un “fatto illecito nuovo mai contestato”. Vale a dire quel “sistema fraudolento” che non era stato preso in considerazione perché l’incolpazione riguardava solo le “singole operazioni” e ne consegue che la società non si è potuta difendere nel merito. Senza considerare poi che la mancata lealtà sportiva prevista dall’articolo 4 del Codice di giustizia sportiva nel deferimento era stato attribuito ai singoli dirigenti e non al club, oltre alla circostanza che la nota Covisoc oggetto del ricorso al Consiglio di Stato che è stato favorevole ai dirigenti bianconeri, svelerebbe una data anteriore rispetto a quella contestata dell’avvio del procedimento in modo da far scattare la ghigliottina della prescrizione per l’azione disciplinare, avviata fuori tempo massimo. Oggi il Collegio di Garanzia deciderà se accogliere la richiesta del Pg Taucer, e in quel caso rinviare il processo all’Appello bis, confermare la sanzione dei 15 punti oppure cancellarla: 1 x 2.

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