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Politica

Aumento dello stipendio di Brunetta: irritazione di Palazzo Chigi. E lui annuncia il passo indietro

Giorgia Meloni considera la decisione “inopportuna” e “non condivisibile”, soprattutto per il momento politico. La replica: "Pronto a revocare la delibera"

di Lino Sasso -


L’aumento dello stipendio di Brunetta in quanto presidente del Cnel ha scatenato una tempesta politica. Una delibera interna ha infatti ritoccato verso l’alto le retribuzioni dello staff e del presidente dell’organo, Renato Brunetta, portandone il compenso annuo da 240 mila a 310 mila euro. Settantamila euro in più all’anno. Un ritocco che non è passato inosservato, soprattutto perché arriva in un contesto di stipendi stagnanti e dibattito acceso sulla necessità del salario minimo. La vicenda ha immediatamente suscitato indignazione tra le opposizioni, ma anche irritazione all’interno della stessa maggioranza.

Nodi giuridici e opportunità politica

Al centro delle polemiche c’è un nodo giuridico e politico. Nel 2014 un decreto legge aveva fissato un tetto alle retribuzioni dei dipendenti pubblici, stabilendo che nessun compenso potesse superare quello del primo presidente della Corte di Cassazione, pari a circa 240 mila euro annui. Successivamente, una sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo quel limite, riaprendo la strada a riallineamenti e aumenti. Brunetta non ha perso tempo e si è avvalso proprio di quella pronuncia per deliberare un aumento del proprio stipendio, sollevando però critiche feroci.

Le reazioni allo stipendio aumentato

Il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che da presidente del Consiglio si era battuto persino per l’abolizione del Cnel con la riforma costituzionale del 2016, non usa mezzi termini: “Giorgia Meloni non trova i soldi per aumentare gli stipendi del ceto medio ma li trova per il poltronificio di Brunetta”. Duro anche Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, che ricorda come proprio il Cnel guidato da Brunetta abbia bocciato la proposta di introdurre il salario minimo legale per circa 4 milioni di lavoratori: “Io ho portato a Meloni la proposta per aumentare gli stipendi a milioni di lavoratori. Oggi scopriamo che si aumentano quelli delle poltrone”. Alleanza Verdi e Sinistra sottolinea il paradosso: “Mentre milioni di lavoratori aspettano rinnovi contrattuali e stipendi adeguati al costo della vita, Brunetta aumenta il proprio. Se gli stipendi vanno indicizzati contro l’inflazione, immaginiamo che Brunetta sia d’accordo, visto il suo stesso esempio”. Il Partito Democratico parla invece di “schiaffo in faccia ai lavoratori poveri” e chiama direttamente in causa la premier Meloni.

L’irritazione di Palazzo Chigi

Ed è proprio qui che lo scontro si fa più complesso. Da Palazzo Chigi trapela irritazione: Giorgia Meloni considera la decisione relativa all’aumento dello stipendio di Brunetta “inopportuna” e “non condivisibile”, soprattutto per il momento politico. Fonti interne spiegano che la premier non è stata preventivamente informata dell’aumento stipendio di Brunetta e che la notizia è stata accolta con forte disappunto. In una fase in cui l’esecutivo sta valutando misure sul costo del lavoro e sul potere d’acquisto, il gesto rischia di pesare sul piano dell’immagine e dell’equilibrio politico interno. Un messaggio che appare in contrasto con la narrativa della lotta agli sprechi e della tutela dei redditi più bassi.

La replica di Brunetta

“Come presidente del Cnel, organo di rilievo costituzionale chiamato a dare voce e rappresentare le parti sociali, non voglio in alcun modo che dall’applicazione legittima di una giusta sentenza della Corte Costituzionale derivino strumentalizzazioni in grado di danneggiare la credibilità dell’istituzione che presiedo e, di riflesso, condizionare negativamente il dibattito politico e l’azione del Governo. Per queste ragioni provvederò a revocare con effetto immediato la decisione assunta in Ufficio di Presidenza, relativa al recepimento. Lo faccio con senso di responsabilità e con l’intento di tutelare il prestigio del Cnel, preservando nel contempo un clima di rispetto e collaborazione tra tutte le componenti politiche, istituzionali e sociali”. Così in una nota il presidente del Cnel.


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