Politica

Autonomia, Calderoli: “Fra un mese voto in Senato. Emendamenti concordati”

di Ivano Tolettini -

ROBERTO CALDEROLI MINISTRO AFFARI REGIONALI


Gli emendamenti della maggioranza al disegno di legge sull’autonomia differenziata che saranno votati al Senato sono tutti concordati. Non c’è alcuna fuga in avanti o di lato per sabotarlo da parte di pezzi della maggioranza come qualcuno continua a ipotizzare. È parola di ministro. Non c’è nessun trabocchetto in vista da parte degli alleati, anzi, se il passaggio in aula sarà regolare (“come tutto lascia credere visto i patti”, afferma Roberto Calderoli) entro ottobre il convoglio legislativo emendato sarà licenziato da palazzo Madama per approdare al voto dell’aula di Montecitorio, dove l’iter dovrebbe essere più spedito. Il 2024, secondo questa visione ottimistica, dovrebbe essere davvero l’anno della legge d’attuazione della riforma sul quale in Veneto e Lombardia si è tenuto un referendum sei anni fa e che dovrebbe cambiare faccia al rapporto tra cittadini e Stato. Quanto a ulteriori finanziamenti per dotare i Livelli essenziali delle prestazioni, quelli che abbiamo imparato tutti a conoscere come Lep sui quali si sta misurando la commissione dei saggi presieduta da Sabino Cassese, per adesso è un problema che non si pone perché prima dovranno essere valutati i costi e i fabbisogni standard. I cittadini, è la rassicurazione ministeriale, dovranno avere un budget per i servizi uguali da Reggio Calabria a Trento.

I TEMPI
Ecco spiegato perché Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali e l’autonomia, è ottimista. I rumors che vogliono un percorso più accidentato in autunno per la riforma epocale del regionalismo non gli fanno certo cambiare umore. Anzi la maggioranza sarebbe intenzionata a far percorrere alle riforme dell’autonomia e del premierato all’italiana un percorso parallelo per mettere di fronte i partiti della coalizione alle proprie responsabilità davanti agli elettori. Ecco perché Calderoli anche ieri mattina ai cronisti che gli chiedevano delle tempistiche replica che “nella maggioranza c’è una intesa assoluta, le riflessioni in seno ai partiti hanno trovato fin qui coerenza per le soluzioni proposte e i tempi dell’esame parlamentare dipenderanno anche dal comportamento dell’opposizione. In caso di un ostruzionismo serrato potrebbero essere dilatati, altrimenti con un esame regolare degli emendamenti presentati in commissione per fine ottobre il testo potrebbe essere votato dal Senato”. Ma il ministro aggiunge anche che “l’accordo nella maggioranza c’è e reggerà”. Di più è convinto che “la spinta riformatrice si sta anche allargando a una parte dell’opposizione e questa è una cosa molto positiva, perché se si smette di guardare alla riforma con gli occhiali del pregiudizio ideologico e si inforcano quelli del pragmatismo legislativo l’impalcatura statuale ne trarrà giovamento dalla riforma” e spiega perché Calderoli in relazione alle tempistiche è positivo. Se cosi davvero fosse si tratterebbe di un risultato importante tenuto conto che il disegno di legge è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 16 marzo e la legge quadro dell’autonomia potrebbe vedere la luce a inizio dell’anno prossimo.

DIRITTO DI VETO
Nei giorni scorsi si è posto l’accento sull’eventuale potere di veto in capo al premier per impedire il trasferimento di materie concorrenti qualora mettessero in discussione l’ordine costituzionale. Oltre alla circostanza che FdI per votare compatta la riforma dell’autonomia senza tentennamenti meridionalisti dovrebbe procedere sull’esame parallelo in Parlamento dell’istituzione del premierato, anche se la necessità di maggioranze qualificate e del probabile referendum dilaterebbero per forza di cose le tempistiche. Comunque sia quello del presidente del Consiglio, a sentire Calderoli, non sarebbe un potere di veto sulla devoluzione delle materie, bensì la capacità di intervenire su singole funzioni nell’ambito del negoziato che si instaurerebbe tra lo Stato e le Regioni. Ieri sul punto è intervenuto anche il governatore veneto Luca Zaia, per il quale “si va avanti con le inevitabili difficoltà di una nuova legge così rivoluzionaria, ma siamo nell’alveo della Costituzione repubblicana”. Per questo il ministro Calderoli conclude che “l’obiettivo fin dall’inizio è stato di fare le cose per bene e se uno conosce e sa come funziona il Parlamento è consapevole anche che l’obiettivo del 2024 è assolutamente compatibile cone le aspettative più favorevoli. Ed ecco perché sono d’accordo con l’onorevole Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia quando dice che è meglio fare le cose bene che a metà. Ma sono anche convinto che i tempi che abbiamo previsto per l’autonomia differenziata siano compatibili con una buona riforma a favore dei cittadini. Qui si vuole unire non spaccare”.


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