Politica

Autonomia, l’altolà di Fedriga “Le regioni siano coinvolte”

di Ivano Tolettini -

MASSIMILIANO FEDRIGA PRESIDENTE REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA ©imagoeconomica


Maggioranza e opposizione si preparano a una battaglia sull’autonomia differenziata, in nome del popolo sovrano, che si annuncia campale. Oggi si insedia il Comitato tecnico presieduto da Sabino Cassese, e composto da 60 esperti di diritto costituzionale, amministrativo, politica economica, scienza delle finanze e diritto tributario, per definire i “Livelli essenziali delle prestazioni” (Lep), il passaggio chiave assieme alla fissazione dei costi e fabbisogni standard per il varo della riforma del regionalismo, nel frattempo il Coordinamento per la democrazia costituzionale, presieduto dal professor Massimo Villone, ha annunciato di avere raccolto oltre 65 mila firme per contrastare gli effetti della riforma del titolo V della Costituzione e “preservare l’unità del Paese”. Intanto, ieri Massimiliano Fedriga a nome di tutti presidenti dice che sull’Autonomia “le Regioni siano coinvolte”. Nessuna va esclusa.

 

CALDEROLI E ZAIA

 

A far capire il clima che si respirerà da oggi le affermazioni del ministro agli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, rese ai cronisti anche nella giornata di ieri che si possono così sintetizzare. Il centrodestra avendo vinto le elezioni ha un pieno mandato popolare per votare la grande riforma autonomista, quella che per gli avversari è lo “Spacca-Italia”, e il no pregiudiziale dell’opposizione non cambierà la traiettoria del governo Meloni. Il secondo punto, per il ministro, è che il professor Villone, esperto costituzionalista che vuole mettersi di traverso con la raccolta firme contro l’autonomia, quando il centrosinistra approvò la riforma del titolo V della Costituzione, affermò che l’unità della Repubblica non era in discussione. Mentre oggi, attacca Calderoli, egli è di tutt’altro parere, ma per un’incoerenza tutta politica iscrivendosi al partito della minoranza. È chiaro, aggiunge il leghista, che se l’opposizione di sinistra e i Cinque Stelle dovessero opporre un rifiuto per partito preso l’unica soluzione sarebbe di approvare la riforma a colpi di maggioranza. A dare manforte a Calderoli c’è naturalmente il governatore veneto Luca Zaia, che sull’autonomia gioca il suo futuro politico dato che nell’ottobre 2017 è stato il promotore del referendum consultivo che ha visto la partecipazione del 57,2% dei cittadini della Serenissima (98,1% i favorevoli). Ieri ha detto che il via dei lavori del “Comitato per la definizione dei Lep” rappresenta un passaggio chiave perché la loro definizione “costituiranno un passo decisivo verso la riforma e daranno una risposta chiara a chi si ostina a parlare di sperequazioni”. Per Zaia la riforma federalista è una questione di coerenza e di rispetto verso le comunità alle quali da oltre vent’anni la Lega promette il regionalismo per un’Italia più efficiente. “Raggiungere la definizione di tutti i Lep – afferma – significa dare garanzia totale di pari trattamento a ogni cittadino, del Nord, del Centro e del Sud, a fronte di alcuni che ancora parlano di disparità”. Insomma, Zaia non ha dubbi che il percorso intrapreso mira alla modernità del Paese con una “visione di inclusività, e non, come dice qualcuno, con un presunto spirito di secessione dei ricchi”. Per contro il prof. Villone afferma che entro pochi giorni sarà comunicata “la data del deposito della legge in Senato, dove verrà presa in esame secondo le procedure e i tempi previsti dall’articolo 74 del regolamento del Senato”. La proposta legislativa di iniziativa popolare, che è stata sottoscritta da oltre 120 costituzionalisti, giuristi, accademici ed economisti, vuole modificare l’articolo 117 della Costituzione per introdurre la norma che stabilisca la prevalenza della legge nazionale su quella regionale.

 

FEDRIGA

Attento agli equilibri politici che rappresenta, Massimiliano Fedriga, il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, oltre a sottolineare che la presidente del Consiglio è sempre “attenta al rapporto con le Regioni”, immagina che “risponderà in questi giorni alla lettera con la quale i governatori le chiedono di essere coinvolti nella discussione sulle riforme”. Quindi aggiunge che “il modello regionale è un modello replicabile a livello nazionale”. Sul punto non mancano titubanze di due governatori di centrodestra del Sud, come il siciliano Schifani e il calabrese Occhiuto, anche se Calderoli promette che la discussione in Parlamento sarà ampia, prendendosi il tempo che occorre per sciogliere i dubbi, tanto che in Commissione affari costituzionali in Senato si parla di 50 audizioni programmate. “Con l’opposizione voglio discutere e che mi si dica dove ci sono eventuali errori da correggere – conclude il ministro – ma non che ci sia un rifiuto pregiudiziale. Altrimenti andremo avanti per la strada votata dagli italiani a settembre”.

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