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Biden fa saltare i “ponti” con la Cina

di Ernesto Ferrante -


Nuovo braccio di ferro tra Washington e Pechino: Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per ridurre gli investimenti americani nel settore tecnologico in Cina, in particolare in società sospettate di essere in qualche modo “legate” allo sviluppo militare del “Dragone”. La “ragione” alla base dell’apertura del nuovo fronte della strisciante guerra commerciale tra le due superpotenze, è la sicurezza nazionale.
Biden ha sottolineato che la Cina “è impegnata in un’ampia strategia che dirige, facilità e appoggia progressi nella tecnologia sensibile e prodotti cruciali per le capacità militari, di intelligence, di vigilanza e cibernetiche”.
Nella dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca, “Sleepy Joe”, brandendo l’armamentario ideologico degli ambienti neocon, ha ricordato come nel gigante asiatico siano “eliminate le barriere tra i settori civili e commerciali e i settori della difesa industriale e militare, non solo nei settori di ricerca e sviluppo, ma anche per l’acquisto di tecnologia all’avanguardia con l’obiettivo di ottenere il dominio militare”.
La mossa presidenziale ha riacceso le tensioni tra le parti, provocando le reazioni di protesta dei cinesi. Il lavoro di “cucitura” di Yellen, Kerry e Kissinger rischia di essere azzerato.
“Con il pretesto della sicurezza nazionale, gli Stati Uniti restringono gli investimenti delle imprese americane in Cina, il loro vero obiettivo è privare la Cina del suo diritto allo sviluppo e salvaguardare la propria egemonia e il proprio interesse”, ha dichiarato un portavoce del ministero degli Esteri, sottolineando che questa è “pura coercizione economica”.
“La misura degli Usa viola in modo grave i principi dell’economia di mercato e di concorrenza leale, perturbando in modo grave l’ordine economico e commerciale internazionale”, ha concluso il portavoce.

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