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Bonomi: “Il caldo come il Covid”. E arriva il bollino rosso per il lavoro

di Eleonora Ciaffoloni -


Per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi: “Il caldo come il Covid”. Mentre arriva il bollino rosso per il lavoro.

Il grande caldo è una emergenza. Le temperature molto alte non danno tregua e le giornate afose si susseguono. Le ondate di calore si fanno sentire non solo attraverso i termometri, ma vanno anche inficiare anche la vita di tutti i giorni, compreso il lavoro.

Bonomi: “Misure per il caldo come per il Covid”

Proprio per questo, il presidente di Confindustria Carlo Bononi ha voluto mettere sullo stesso piano l’emergenza del caldo e quella della pandemia da Covid-19: “La nostra idea è perseguire un protocollo come è stato fatto ai tempi del Covid, un protocollo tra associazioni datoriali e sindacati per consentire di avere soluzioni straordinarie per coprire tutta la platea dei lavoratori”. Soluzioni straordinarie, per momenti straordinari, come il caldo record degli ultimi giorni, per cui, fanno sapere le associazioni, molti lavoratori faticano a esercitare. Un bilanciamento delle due emergenze che, tuttavia, sembra andare oltre la concezione di “allarme”, creando, forse, troppo allarmismo. Eppure, spiega Bonomi, il protocollo “anti caldo” prevede molteplici azioni, proprio come per il Covid: “anche sullo Smart working, per allargare di nuovo la possibilità di ricorrere a questa tipologia di lavoro in modo da consentire ai lavoratori di non spostarsi”, ma non solo, ci sono “una serie di soluzioni, tra cui la Cig per i lavori più impattati da questa ondata di calore”. Soluzioni pensate per quei lavoratori che, per tipologia di lavoro e condizioni, sono costrette a stare all’aria aperta, o in luoghi privi di climatizzazione, o ancora esposti alla luce diretta del sole cocente, per strada e nei cantieri. Ma anche tutti quei lavoratori che per recarsi sul posto di lavoro devono percorrere chilometri in condizioni precarie. “Pensare di dover mettere a rischio la propria vita perché si va al lavoro è qualche cosa che devi fa riflettere tutti, non è un tema solo delle associazioni datoriali, è un tema dei sindacati ed è un tema del governo”, dichiara il presidente di Confindustria.

Il tavolo caldo-lavoro

Idee e soluzioni che sono arrivate a seguito della riunione avvenuta nel pomeriggio di giovedì al Ministero del Lavoro, incentrata sulla emergenza caldo e le risposte necessarie in tema di salute e sicurezza del lavoro. Un incontro positivo, fanno sapere i sindacati e in particolare la Cisl, che attende la riunione del prossimo lunedì per provare ad attuare quel “modello partecipativo attuato anche in occasione dell’evento pandemico” e quindi in accordo anche con il presidente Bonomi. I sindacati chiedono che vengano date tutele ai lavoratori esposti attraverso una necessaria risposta strutturale, in grado allo stesso tempo di non inficiare sul lavoro, ma anche di non gravare sulle imprese. Le ipotesi al vaglio, oltre al lavoro da remoto e la Cig, sono anche delle iniziative di informazione e/o formazione dei lavoratori, la definizione di fasce orarie di lavoro e delle pause, indicazione dei dispositivi di protezione individuali adeguati da rendere disponibili e anche la definizione di una possibile rotazione per evitare solitudine e sovraccarico nel lavoro. Inoltre, al tavolo è stato proposto anche un sistema di allerta: il bollino rosso, che punti a prevenire infortuni ed incidenti dovuti alle alte temperature. Un progetto (Worklimate 2.0) coordinato dall’Istituto per la biomedica del Cnr che consente di prevedere le giornate e le ore più calde nelle varie aree geografiche e che offre un’app per i datori di lavoro che consideri il profilo del lavoratore. Lato istituzioni la ministra del Lavoro Calderone ha rassicurato le associazioni di categoria e i sindacati di mantenere la misura della Cassa integrazione ordinaria per gli eventi climatici eccezionali, come potrebbe essere questo caldo record degli ultimi giorni, con la ministra, riporta la Cisl, “si è impegnata ad intervenire affinché il ricorso all’ammortizzatore sociale possa essere escluso dal computo complessivo e essere modulato a ore anziché a giornate”. Intanto, da parte sua l’Inps, già negli ultimi giorni, ha ricordato come con temperature sopra i 35 gradi vi sia la possibilità di chiedere la cassa integrazione “per quei lavori che non possono essere svolti al riparo dal sole o che utilizzano materiali che non sopportano il calore” e quindi, sottinteso, tenuto conto della tipologia dell’attività e le condizioni dei lavoratori. Di certo il caldo e le alte temperature si fanno sentire, tuttavia, pur essendo prevista dalle norme dell’INPS, la cassa integrazione ordinaria per eventi metereologici è considerata un’eccezione, soprattutto considerato il fatto che i datori di lavoro dovrebbero assicurare condizioni di lavoro dignitose per i dipendenti in tutte le stagioni e prevedere soluzioni per ogni stagione: dalla neve al ghiaccio, fino alla pioggia, alla nebbia e al forte vento, comprese le alte temperature. Perché sì, il grande caldo è un’emergenza, ma comparabile a tutte le condizioni (meteo) avverse, come ad esempio le grandi e incessanti piogge che hanno creato danni a cose e persone lo scorso maggio. Paragonare il grande caldo a una emergenza come quella del Covid, e quindi pandemica, sembra superare di un po’ quell’asticella che divide l’emergenza ordinaria da quella straordinaria.


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