Economia

PRIMA PAGINA – Tutti giù per Alterra

di Giovanni Vasso -


Segnatevi questo nome: Alterra. È il nuovo fondo che gli Emirati Arabi Uniti hanno lanciato dopo la Cop28 per dare una mano al Sud del mondo a decarbonizzarsi. Il mondo è alle prese con le aporie e le contraddizioni di lasciar presiedere la fiera delle vanità green a un sultano, Ahmed al Jaber, che di professione fa il petroliere e che, chiaramente, non poteva non far notare all’assemblea che “senza petrolio” si tornerebbe tutti “nelle caverne”. Al di là delle disquisizioni paleoantropologiche che ragionevolmente lasciano intendere che mai nessuno, nemmeno in Neaderthal, abitassero nelle grotte, il tema vero è un altro. Ed è decisivo. Gli arabi hanno costituito e lanciato un fondo dotato di 30 miliardi di dollari grazie al quale ambiscono a sostenere l’implementazione delle tecnologie verdi in tutto il mondo. Con un occhio particolare all’Africa, all’Asia, al Sudamerica. A quelle zone che, con ciò che rimane del tronfio orgoglio di chi, fuori tempo massimo, ritiene di portare ancora addosso il kiplinghiano fardello dell’uomo bianco (e magari europeo…) sono etichettate come Sud del mondo. E su cui le potenze emergenti lavorano perché, a certi livelli, il denaro è sì importante ma esercitare un’influenza su scala geopolitica lo è ancora di più.

La priorità di Alterra, però, non sarà quella di dare una mano a chi è meno attrezzato. Per loro, infatti, saranno destinati, per il momento, “solo” i cinque miliardi finanziati alla divisione Transformation. Il grosso della dotazione finanziaria del fondo privato che, allo stato attuale, è il più grande del mondo di quelli legati alla transizione green, sarà dedicato allo sviluppo di tecnologie, di “investimenti climatici su larga scala”. Si chiama Acceleration e punta al bersaglio grosso: alle tecnologie, alla ricerca e all’attuazione di modelli di sviluppo sostenibili e verdi. Per questo obiettivo, sceicchi e sultani hanno messo sul tavolo qualcosa come 25 miliardi di euro. Ma è solo l’inizio. L’obiettivo, infatti, è quello di movimentare almeno 250 miliardi di dollari da oggi al 2050. Una potenza di fuoco inimmaginabile al cui confronto gli investimenti Ue, a cui rimane solo la presunzione di guidare un processo globale epocale, sfigurano come una fionda di fronte a una Grosse Berthe. Gli avversari degli Emirati non sono a Bruxelles. Ma a Riyad. Nell’ambito del programma Vision 2030, il principe Mohamed bin Salman ha fissato gli obiettivi verdi dell’Arabia Saudita: emissioni zero entro il 2060, l’istituzione di Saudi Green Initiative, già nell’ottobre ’21 e impegnata in sessanta progetti per un valore complessivo di 190 miliardi dollari, l’incremento di produzione di energie rinnovabili (solare in primis) fino a 58,7 Gwh entro il 2030 e poi, entro lo stesso termine, la produzione, da fonti green, di almeno il 50% dell’elettricità nel Paese. Mbs non ha problemi di liquidità e attinge dalle capientissime tasche del fondo Pif che già da tempo ha cominciato a fare shopping in Europa. Dagli alberghi italiani fino al calcio inglese: non c’è campo dell’economia che non sia stato interessato dagli investimenti sauditi. Alterra, in fondo, non è che la risposta emiratina all’offensiva saudita. L’obiettivo è lo stesso. Si contendono le spoglie dell’Europa. Il vecchio Continente, a cui la guerra in Ucraina con la crisi energetica e la feroce politica monetaria Bce per combattere l’inflazione ha dato la mazzata finale, è in crisi nera. Nerissima. Per fare la transizione l’Ue è costretta a fidarsi della finanza, che nel frattempo ha iniziato a diminuire i suoi investimenti nel settore, e chiede sforzi continui e costanti alle sue imprese e alle famiglie europee. Col risultato di farla risultare a dir poco indigesta. E se si ferma persino la Germania, per gli Stati membri non c’è da sperare che nelle immaginifiche possibilità di spesa degli sceicchi per far quadrare i conti. Investimenti che, alla lunga, avranno un costo. Perché questa non è una vicenda solo economica. Ma politica. E magari, chissà, quello che non è riuscito né al Wali di Al Andalus a Poitiers né agli ottomani di Solimano il Magnifico alle porte di Vienna, magari riuscirà a Pif, ad Alterra e ai petro-sultani green di oggi.


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