Editoriale

Canfora a processo, un caso di scuola

di Adolfo Spezzaferro -


Un processo esemplare, un caso di scuola per ribadire che siamo tutti uguali davanti alla legge. Anche se si è radical chic con (presunta) licenza di insultare. La giudice del Tribunale di Bari, Antonietta Guerra, ha disposto il rinvio a giudizio con udienza il 7 ottobre per il maître à penser della sinistra Luciano Canfora, accusato di diffamazione aggravata nei confronti di Giorgia Meloni. Il filologo, 82 anni, professore emerito dell’ateneo Aldo Moro di Bari, aveva definito la leader di Fratelli d’Italia e oggi presidente del Consiglio “neonazista dell’anima”, “trattata come una mentecatta” e “poveretta” nel corso di un dibattito pubblico in una scuola. La premier sarà chiamata a deporre in aula. Questo perché, come spiega il difensore di Canfora, l’avvocato Michele Laforgia (candidato sindaco di Bari per il centrosinistra), “era una delle cose di cui abbiamo discusso, ed era anche nella nostra difesa che se avessimo dovuto approfondire il tema del ‘neonazismo nell’anima’ nel merito sarebbe stato necessario sentire la persona offesa dal reato o querelante, consultare una massa importante di documenti, biografici, bibliografici, autobiografici, che ovviamente non si possono un’udienza preliminare o pre dibattimentale”. Tuttavia, chiarisce Laforgia, “resto convinto che il processo per un giudizio politico per diffamazione non si debba fare e che sia molto inopportuno farlo quando dall’altra parte c’è oggi un potere dello stato”. La presidente del Consiglio, difesa dall’avvocato Luca Libra che sostituisce Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, che per questo non può esercitare la professione forense, ha chiesto un risarcimento di 20 mila euro nei confronti del filologo. Nell’atto di costituzione di parte civile si legge che il docente “ha, senza giustificazione alcuna, leso l’onore, il decoro e la reputazione della persona offesa”, “aggredendo, vieppiù, la sua immagine, come persona e personaggio politico, con volgarità gratuita e inaudita, utilizzando volgari epiteti – imprevedibili ed estemporanei – che hanno seriamente minato la sfera intima e privata, oltre al patrimonio morale e personale della stessa persona offesa”. L’avvocato Libra, inoltre, sottolinea i “profondi strascichi sulla psiche e sull’immagine personale e professionale della parte civile” e conclude che “la domanda risarcitoria è motivata, anzitutto, dal pregiudizio psicofisico sofferto e, soprattutto, dalla lesione alla reputazione, all’onore e all’immagine” di Giorgia Meloni. L’episodio in questione risale all’11 aprile 2022, quando la premier era parlamentare dell’opposizione e alla guida del governo c’era Mario Draghi. Per fare alcune brevi riflessioni sulla vicenda riportiamo un passaggio di Canfora: “Anche la terribilissima – e sempre insultata, poveretta! – leader di quel partito di destra che si chiama ‘Fratelli d’Italia’ – come se in Francia ci fosse ‘La Marsigliese’ come partito politico – trattata di solito come una mentecatta, pericolosissima, siccome essendo neonazista nell’animo si è subito schierata con i neonazisti ucraini è diventata una statista molto importante ed è tutta contenta di questo ruolo”. Diffamazione aggravata: l’accusa ci sta tutta. Un docente che parla a degli studenti, è questa l’aggravante . Un comico che fa satira potrebbe dire che in un dizionario illustrato alla voce ‘cattivo maestro’ ci sta la foto di Canfora. La condanna è necessaria per ricordare che la libertà di pensiero non va confusa con la libertà della sinistra di insultare impunemente la destra. Un andazzo che deve finire. Dare a qualcuno del “neonazista” è un’accusa che non ha nulla a che vedere con la critica politica. E nel caso specifico non ha nulla a che vedere neanche con il buon senso e la realtà dei fatti.


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