Giustizia

Carceri, Nordio potrebbe liberare 20mila posti

Tredici mesi fa il ministro se ne diceva convinto: dopo più di un anno nessuna iniziativa

di Angelo Vitale -


Emergenza carceri, c’è una proposta da tempo a conoscenza del governo che potrebbe combattere, se non annullare il sovraffollamento.

Perché non farlo? Perché non liberare le carceri da 20mila detenuti stranieri?

Paradossalmente, il governo ci ha pensato, fin dall’anno scorso, ma finora per motivi che non sono noti, nessun passo in avanti è stato fatto. Lo stesso ministro della Giustizia ne appariva convinto, pur esprimendo cautela rispetto alla previsione dei numeri che contribuirebbero a “svuotare” le carceri.

Il 3 luglio del 2024 Carlo Nordio diceva: “Con accordi con gli Stati esteri avremmo dai 5 ai 10mila detenuti che potrebbero essere trasferiti sui 20mila stranieri presenti in tutte le carceri. Potremmo rientrare nei ranghi della tollerabilità”.

Evasioni di detenuti stranieri a go go

L’ultima a Poggioreale, con due detenuti stranieri (un siriano e un algerino) fuggiti dal carcere napoletano dopo aver praticato un buco nel muro ed essersi calati in strada con una corda fatta di stracci. La precedente a Bolzano, con altri due stranieri fuggiti (un marocchino e un tunisino) che avevano approfittato di un’impalcatura di alcuni lavori edili.

In entrambi i casi – denunciano i sindacati della polizia penitenziaria – favoriti dalla carenza di agenti in servizio: solo a Napoli ne mancano 150. Questa volta, da un sindacato (l’Uspp presieduta da Giuseppe Moretti) anche il richiamo a una proposta contro il sovraffollamento: il sistema carcerario italiano lo soffre di oltre il 30 per cento rispetto alla capienza regolamentare di poco più di 50mila posti.

Una proposta che viene da tempo avanzata al governo e che però non è stata finora messa in pratica. L’Uspp propone la stipula di accordi con i Paesi di provenienza dei detenuti stranieri per far scontare a questi ultimi la pena detentiva direttamente nei loro Paesi d’origine.

Cosa fare, come fare

L’attuazione di accordi internazionali di estradizione o trasferimento di detenuti per scontare la pena nel Paese di origine sarebbe teoricamente possibile e prevista dalla normativa internazionale, a partire dalla Convenzione europea sul trasferimento dei condannati o da norme analoghe di altri organismi internazionali.

Certo, non mancano difficoltà e ostacoli. Necessiterebbero richieste di autorizzazioni giudiziarie, valutazioni dei rischi e delle condizioni detentive nel Paese straniero. Accordi bilaterali o multilaterali da negoziare, problemi di coordinamento tra amministrazioni e garanzie di tutela dei diritti da affrontare. Senza dimenticare potenziali criticità di protezione dei diritti dei detenuti nei Paesi di origine e motivi politici e diplomatici che potrebbero rallentare o bloccare le trattative e la conclusione di accordi.

I vantaggi, nei loro Paesi i detenuti condannati per pene minime

I vantaggi sarebbero enormi. Al 2025 si contano circa 19.700 detenuti stranieri, che rappresentano circa il 31,6% della popolazione detenuta totale nel Paese, proprio la percentuale che fa pendere lo stato della detenzione verso il gravissimo sovraffollamento di questi ultimi anni.

Circa i reati da tenere in considerazione, l’Uspp ha anche delineato, sulla scorta delle notizie ufficiali, il quadro della situazione attuale: la proposta di accordi per far scontare la pena nei Paesi di origine prende in esame i reati comuni legati alla criminalità ordinaria, ma anche i casi più complessi che riguardano la gestione dell’ordine e della sicurezza nelle carceri. I reati dei detenuti stranieri includono quelli contro il patrimonio (furti, rapine), quelli legati allo spaccio di droga, contro la persona (aggressioni, lesioni), alcuni reati più gravi, ma assai meno frequenti. Perché non farlo?


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