Attualità

Caso Mosca, i dem romeni come Orban: no domiciliari

di Rita Cavallaro -

Filippo Mosca, l'uomo di 29 anni detenuto da quasi nove mesi nel carcere di Porta Alba di Costanza in Romania, dopo una condanna in primo grado a 8 anni e 6 mesi per traffico internazionale di sostanze stupefacenti., in una foto tratta dai social. +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++ NPK +++


Per la sinistra ci sono figli di un Dio minore, talmente minore che neppure Red Ronnie lo conosce. E la cosa più scandalosa è che il Pd non fa proprio nulla per nascondere il doppiopesismo. Semplicemente, questi figli di nessuno fuori dalle logiche dell’amichettismo e delle tessere di partito, vengono ignorati, come se non esistessero. D’altronde uno come Filippo Mosca, incensurato prima di finire in una prigione-lager della Romania, non è utile alla propaganda che i dem portano avanti contro il governo Meloni e il pericolo fascismo, che ha scatenato una battaglia per le catene mani e piedi messe dall’Ungheria a Ilaria Salis, sotto processo per le violenze degli antifascisti nel giorno dell’Onore. Filippo Mosca non merita gli stessi diritti chiesti per la Salis, perché lui con la propaganda politica non c’entra nulla, visto che non è un compagno e non è stato incatenato dal Paese guidato dal sovranista amico della nostra premier, Victor Orbàn. Filippo Mosca è doppiamente penalizzato dal suo mancato passato da attivista e dal fatto che il premier romeno, invece, è il socialdemocratico Marcel Ciolacu, alleato tanto caro alla segretaria del Pd, Elly Schlein. Ed ecco spiegato il motivo per cui dal Nazareno non è arrivata una parola di solidarietà a Filippo, quando ieri è stata diffusa la notizia che i giudici romeni hanno negato la richiesta degli arresti domiciliari, presentati dai legali di Mosca che, più della Salis, avrebbe possibilità di accedere alla misura alternativa al carcere. Il 29enne di Caltanissetta, detenuto da quasi 9 mesi nel penitenziario di Costanza, è infatti arrivato alla fase del giudizio di primo grado, che si è concluso con una condanna a 8 anni e 3 mesi per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nel corso di un processo che, secondo la famiglia, non ha accertato le responsabilità del ragazzo, il quale continua a proclamarsi innocente, così come sostiene l’amica responsabile del giro di droga, che lo ha scagionato. Al di là della verità processuale, che spetta esclusivamente al tribunale, il nodo cruciale del caso Mosca ruota attorno ai diritti e alla dignità che, come nella vicenda Salis, sarebbero costantemente lesi. Le sue condizioni detentive vengono definite “disumane”, in quella cella dell’ex lager di Ceausescu, considerato uno dei peggiori carceri d’Europa e oggetto di una condanna per trattamenti inumani e degradanti della Corte Europea dei diritti dell’Uomo. Dimenticato in una cella di 35 metri quadrati con 23 persone, tra escrementi, topi e violenze. Almeno finché le immagini delle catene mani e piedi di Ilaria Salis nel tribunale di Budapest hanno fatto scoppiare il caso politico e, nella battaglia per i diritti, ha fatto un timido capolino mediatico la lotta della mamma di Filippo, Ornella Matraxia, che da nove mesi chiede aiuto per suo figlio. “Io mi domando dove sia questa Europa: posso dire che la Romania è ben lontana dalla civiltà che ci aspettiamo da un paese Ue, dai criteri di dignità, rispetto e giustizia”, ha detto ieri dopo l’udienza in cui non sono stati concessi i domiciliari all’italiano. Criteri di dignità, rispetto e giustizia che non preoccupano certamente i dem di casa nostra, i quali non hanno sprecato neppure una parola di circostanza per lo scandalo romeno, troppo presi dall’indignazione per la negazione dei domiciliari che contano, quelli per Ilaria Salis, ancora a processo in corso. Il padre dell’imputata, Roberto Salis, ha puntato il dito contro il governo, “reo” di non aver voluto fare da garante alla brava maestra dei centri sociali in caso di concessione della scarcerazione, né di aver messo a disposizione l’ambasciata come abitazione di Ilaria per la fruizione dei domiciliari. E giù le polemiche della sinistra, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani a giustificarsi del perché l’Italia non ha trasformato la nostra sede diplomatica in casa di Ilaria. Tutto normale, d’altronde, per chi le case non le compra, ma è organizzato per occupare quelle degli altri.


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