Esteri

Caso Trump dall’allarme alla farsa: slitta ancora il grand jury

di Redazione -


DI NICO BOVE
Niente show per Donald Trump. Slitta ancora la decisione sulla possibile incriminazione del tycoon per il caso Stormy Daniel. Il grand jury non si occuperà di questo caso fino alla prossima settimana. Il “giorno buono” dovrebbe essere lunedì.
Alvin Bragg, il procuratore distrettuale di Manhattan titolare dell’inchiesta sull’ex presidente per i 130mila dollari a Daniels, ha replicato duramente alla lettera dei repubblicani della Camera che lo accusavano di “abusi senza precedenti dei suoi poteri giudiziari” e lo invitavano a testimoniare e presentare al Congresso documenti relativi al caso.
“La vostra lettera, ha scritto Bragg, è arrivata solo dopo che Donald Trump ha creato una falsa aspettativa sul suo imminente arresto e i suoi avvocati, a quanto è stato riferito, vi hanno chiesto di intervenire”.
Nella missiva indirizzata a Jim Jordan, che guida la commissione Giustizia della Camera, il procuratore generale ha affermato che “non permetterà ad un’inchiesta del Congresso di bloccare l’esercizio giudiziario sovrano dello Stato di New York”, liquidando le richieste come un’interferenza “in un territorio chiaramente riservato agli Stati”.
Relativamente alla documentazione pretesa dal Gop, il giudice ha richiesto “un incontro per parlare e capire se la commissione abbia una obiettivo legislativo legittimo nel richiedere materiale che possa essere consegnato senza mettere a rischio gli interessi sovrani”.
La sua risposta è stata molto apprezzata dagli esponenti democratici della commissione che si erano opposti alla comunicazione di Jordan, esponente dell’estrema destra repubblicana che aveva sfidato tutti gli inviti a comparire di fronte alla commissione sul 6 gennaio.
“Jim Jordan è fuori controllo. Sta cercando di aiutare il suo amico Trump inserendo politiche Maga in un’inchiesta penale in corso. Apprezzo la risposta misurata di Bragg alla pericolosa richiesta di Jordan”, ha twittato Jerry Nadler, capogruppo dem alla Commissione.
Stanno creando polemiche e preoccupazioni le foto false visionate più di 5 milioni di volte dell’arresto di Donald Trump. “Da anni riceviamo allarmi sul potenziale abuso dei media sintetici per diffondere disinformazione e più in generale seminare confusione e discordia”, ha dichiarato Mark Warner, democratico che presiede la commissione Intelligence del Senato, sottolineando che, dopo i primi anni di sviluppo della tecnologia Ai, “ora siamo al punto che questi strumenti sono ampiamente disponibili e capaci di cose incredibili”.
“Ho creato le foto di Trump che viene arrestato, mentre aspetto l’arresto di Trump”, ha confessato candidamente l’autore dei deepfake, Eliot Higgins, giornalista del sito investigativo Bellingcat, pubblicando su Twitter gli scatti ottenuti con un Ai art generator.
Usando la versione 5 del programma, per la quale paga un abbonamento di 30 dollari al mese, il giornalista si è divertito non solo a creare le immagini non veritiere dell’arresto dell’ex presidente, ma anche quelle della moglie Melania e il figlio Donald jr che protestano contro l’arresto.
“Stavo solo scherzando, pensavo che appena cinque persone avrebbero ritwittato”, ha detto poi in un’intervista. Higgins è stato sanzionato da Midjourney, il “generatore” utilizzato per creare le foto. Il suo account è stato bloccato.
Interpellato dal Washington Post, Midjourney, che si descrive come “un laboratorio indipendente di ricerca che esplora nuovi metodi di pensiero e espande i poteri immaginativi della specie umana”, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Di avviso totalmente diverso il senatore Warner, secondo il quale proprio chi sviluppa queste tecnologie di artificial intelligence dovrebbe essere conscio del fatto che “se i loro prodotti rendono possibili danni ragionevolmente prevedibili, allora sono da ritenersi responsabili”.

Torna alle notizie in home