Ambiente

Cibo sano? Però imballato

di Angelo Vitale -


Mangiare cibo sano, una ricerca che spesso cade nell’imbuto e nella trappola di una contraddizione. Che in Italia e in Europa è evidente tra questa crescente promozione, frequentemente ancorata alla valorizzazione di identità e tipicità locali, e l’ampio utilizzo di imballaggi, spesso non necessari, che generano un notevole spreco di carta e plastica. Mentre da un lato istituzioni, aziende e società civile promuovono diete salutari e stili di vita sostenibili, dall’altro la realtà della distribuzione alimentare vede ancora un massiccio ricorso a packaging monouso, soprattutto in plastica.

In Italia, il 46% del packaging alimentare nei supermercati è composto da plastica, spesso non indispensabile, come rilevato dal Material Change Index commissionata da DS Smith , leader negli imballaggi di cartone ondulato e partner della Ellen MacArthur Foundation. Nel 2023 sono state utilizzate nel nostro Paese circa 12,7 milioni di tonnellate di imballaggi in Italia, il 77% di al settore alimentare e delle bevande. Non va meglio a livello europeo: nel 2020 sono stati generati 79 milioni di tonnellate di rifiuti da imballaggio, 177 kg pro capite, più dei 150 kg del 2009. Un anno dopo la media saliva già a oltre 188 kg pro capite. Montagne di rifiuti che aumentano, nonostante riciclo e sforzi di riduzione.

Si salvano dagli imballaggi gli ancora pochi che acquistano a km zero: le politiche pubbliche e le campagne di sensibilizzazione spingono verso un’alimentazione più sana privilegiando prodotti freschi, locali e meno trasformati ma la distribuzione moderna (supermercati, i sempre più diffusi e-commerce take-away) fa largo uso di confezioni per ragioni di igiene, conservazione, marketing e logistica. E’ l’apoteosi degli imballaggi anche per prodotti salutari come frutta, verdura e alimenti biologici. Un eccesso di packaging, soprattutto in plastica, che contraddice i principi di sostenibilità associati al “cibo sano”, generando grandi quantità di rifiuti difficili da smaltire e riciclare. Un packaging percepito dai consumatori come garanzia di sicurezza e praticità, rivelando però – come nel caso del bisfenolo A – sostanze chimiche controverse e da molti ritenute pericolose. L’inversione possibile della rotta è affidata, more solito, all’Europa che ancora valuta, pondera, chiama i 27 Stati membri all’accordo per definire un nuovo regolamento.


Torna alle notizie in home