Economia

Codice appalti, domani in Senato l’emendamento Salva Comuni

di Giovanni Vasso -

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Codice degli appalti, domani è il giorno dell’emendamento Salva Comuni. In Senato è prevista la discussione della modifica proposta dall’Anci, su sollecitazione di tecnici e politici degli enti locali, che proverà a evitare l’impasse amministrativa che potrebbe paralizzare un numero esorbitante di Comuni. Il tema, che pare tutto burocratico, è in realtà di cocentissima attualità. Allo stato attuale, con il mancato riconoscimento degli enti e delle centrali uniche di committenza nel novero delle stazioni qualificate, i Comuni non potranno fare più granché. Difatti, agli enti è concesso di agire direttamente per le forniture entro i 140mila euro e per gli appalti non superiori a 500mila euro. In pratica, nei piccoli paesi delle aree interne (per non parlare dei Comuni di medie dimensioni) sarà impossibile garantire servizi minimi come, ad esempio, la raccolta dei rifiuti. Ma in ballo c’è di più, molto di più. Ci sono le gare annesse e connesse al Pnrr. Una gran parte del piano rischia di subire rallentamenti.

Il testo dell’emendamento, che perora “l’inclusione delle Centrali uniche di committenza all’interno dell’elenco degli iscritti con riserva (all’elenco delle stazioni qualificate ndr) si darebbe una opportunità in più agli enti locali non capoluogo”, sottolinea la necessità di “non interrompere le attività amministrative”. E lo fa, facendo particolare riferimento “all’affidamento degli appalti in un momento così delicato per la vita degli enti locali”. In ballo c’è la possibilità di “gestire le loro gare d’appalto soprattutto in vista delle scadenze dei finanziamenti Pnrr e del piano nazionale di coesione”. Ma non basta, perché i Comuni rivendicano il ruolo di presidio del territorio: “Si tratta inoltre di riconoscere e valorizzare alcune realtà che hanno significato molto in termini di efficienza e professionalità, contribuendo in molti casi alla crescita e allo sviluppo del territorio mediamente procedimenti sempre efficaci e riducendo in tal modo il contenzioso”.

Ma il tempo stringe, eccome. Allo stato attuale, dal 1 luglio in poi le stazioni appaltanti ritenute qualificate saranno: Consip, Invitalia, Unioni di Comuni, comprensive di Comunità montane, insulari e arcipelago, enti provinciali e Città metropolitane, Comuni capoluogo di Provincia, Regioni. Il rischio è quello della centralizzazione. Che, sui territori, potrebbe tradursi con la paralisi amministrativa per gli enti locali e con ritardi e aumento del contenzioso. E con tanti servizi in meno per i cittadini.


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