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Codice degli appalti, ora tremano i Comuni: ecco perché

di Giovanni Vasso -

FASCIA TRICOLORE STEMMA DELLA REPUBBLICA ITALIANA SINDACO


Codice degli appalti, ora tremano i Comuni. Che rischiano di non riuscire a toccare palla neanche per i servizi essenziali.

È una questione tecnica, astrusa e apparentemente complessa. Ma che potrebbe paralizzare gli enti locali e le stazioni appaltanti cosiddette “non qualificate”. In pratica, si tratta di decine e decine di Comuni non capoluogo in tutta Italia. Le stazioni appaltanti in questione, infatti, non si vedranno riconosciute il beneficio della qualificazione con riserva se non sono configurate come Unioni. Un fatto che è stato sottolineato anche dalle Faq  emesse di recente dall’Anac, l’autorità anticorruzione. Che stabilisce come “la qualificazione con riserva si applica, a richiesta delle amministrazioni interessate” alle Unioni di Comuni, comprensive di Comunità montane, insulari e arcipelago, agli enti provinciali e alle Città metropolitane, ai Comuni capoluogo di Provincia, alle Regioni. L’Anac specifica, inoltre, che potranno essere ricondotte nell’elenco anche le Stazioni uniche appaltanti o le Centrali uniche di committenza a patto di essere composte dagli enti già citati nell’elenco. A tutto ciò va aggiunto il fatto che l’autorità anticorruzione esclude, espressamente, “altre forme di associazioni, consorzi, accordi e società in house” a cui, al massimo, è riconosciuta la possibilità di “procedere con le modalità di qualificazione ordinaria”.

Il fatto è che, detta così, sembrerebbe una vicenda tutta interna alle burocrazie nazionali. Uno scontro tra uffici, direzioni e autorità. Ma gli effetti delle norme che entreranno in vigore dal 1 luglio rischiano di riverberarsi sui cittadini, in particolare su quelli dei piccoli e medi Comuni italiani. Il nuovo codice degli appalti, infatti, riferisce che tutte le stazioni appaltanti non qualificate, possono procedere “direttamente e autonomamente” all’acquisizione “di forniture e servizi” per un “importo non superiore alle soglie di 140mila euro” e “all’affidamento di lavori d’importo pari o inferiore a 500mila euro”. Una beffa per gli enti locali che rischiano di trovarsi in difficoltà, secondo quanto temono i funzionari, anche solo per affidare servizi base, come la raccolta dei rifiuti. La paura è che si dovrà far ricorso alle stazioni appaltanti qualificate, da Consip fino a Invitalia. Con tutti i rischi, a cominciare dai ritardi, che comporterebbero gli accentramenti. Per i Comuni è corsa alla “qualificazione” ma gli iter previsti sono complessi e lunghi e i dubbi rimangono, per il momento, troppi.


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