Colpo di scena: impronta di Sempio accanto al corpo di Chiara Poggi
Doveva essere il giorno della verità di Andrea Sempio. E invece è stato il giorno in cui gli investigatori hanno calato solo uno dei tanti assi che hanno nella manica: l’impronta della mano di Sempio sulla scena del crimine. Una traccia che potrebbe dare la svolta decisiva al caso e riscrivere la verità sul delitto di Chiara Poggi, uccisa nella villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007. Perché quell’impronta di Sempio, grazie ai nuovi accertamenti scientifici disposti dalla Procura di Pavia, diretta da Fabio Napoleone, sarebbe stata rinvenuta in un punto cruciale, difficile da giustificare con il solito mantra che l’amico del fratello della vittima ripete da anni: “Frequentavo la casa”. L’impronta di Sempio, infatti, è stata impressa sul muro delle scale della cantina, proprio sopra il cadavere della povera Chiara, assassinata invece, secondo una sentenza definitiva, dal fidanzato Alberto Stasi, condannato a 16 anni di galera e ora in semilibertà. Questa prova, ritenuta altamente incriminante, sarebbe stata attribuita al nuovo indagato in una perizia, disposta dagli inquirenti, sulla traccia dattiloscopia, catalogata con il numero 33, indicata dal Ris come “parte della traccia completamente priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici è stata asportata dal muro grattando l’intonaco con un bisturi sterile”. Un’impronta che all’epoca non era stata collegata a nessuno, mentre oggi viene attribuita a Sempio, e che sarebbe dovuta essere oggetto degli interrogatori simultanei previsti ieri per Sempio, in qualità di indagato per l’omicidio, per Stasi, che si è presentato come testimone assistito, e per Marco Poggi, l’amico dell’indagato e fratello della vittima. Ma Sempio non solo non si è presentato, a differenza di quanto aveva fatto nel 2017 quando il predecessore di Napoleone, l’allora procuratore Mario Venditti, archiviò in soli due mesi l’inchiesta lampo, senza neppure chiedere il tampone salivare all’indagato. Oltre a disertare l’invito a presentarsi davanti ai magistrati, Sempio e la sua difesa hanno dichiarato guerra alla Procura, contestando la nullità dell’atto per la mancanza della sommaria enunciazione delle contestazioni quale risultato delle indagini compiute fino a questo momento. E addirittura sfidando gli investigatori, con un messaggio in una storia di Instagram dell’avvocato Angela Taccia, che con il collega Massimo Lovati difende Sempio. “Guerra dura senza paura. CPP (Codice di procedura penale, ndr) we love you”, ha scritto il legale. Una guerra persa in meno di un’ora dalla pubblicazione, quando è arrivato quasi in contemporanea il siluro dell’impronta, in un’esclusiva del Tg1, e un’indiscrezione uscita da fonti investigative: dopo la decisione di Sempio e dei suoi legali di non presentarsi all’interrogatorio, gli inquirenti riflettono su una eventuale riconvocazione, atto che al momento non viene previsto. Una sorta di pizzino all’indagato, al quale era stata data la possibilità di fornire spiegazioni in merito ai numerosi riscontri investigativi raccolti contro Sempio in un’indagine tradizionale che non è iniziata tre mesi fa, quando il 37enne è stato iscritto nel registro degli indagato, ma che è stata avviata contro ignoti a fine 2023.E che segue quella prima inchiesta contro Sempio, aperta come atto dovuto dopo che una perizia della difesa di Stasi aveva collegato il suo Dna con il profilo Ignoto1 sotto le unghie di Chiara, nel corso della quale Marco Poggi aveva in parte confermato la versione del compagno della comitiva, ovvero che Sempio andava a casa Poggi e giocava ai videogiochi con il computer di Chiara. Insomma, quel Dna sulle dita della vittima si sarebbe magicamente trasferito dal pc, nonostante Sempio lo avesse usato per l’ultima volta al massimo il 4 agosto, visto che il giorno dopo Marco era partito per le vacanze con i genitori. E in quei giorni Sempio aveva effettuato, il 7 e l’8 agosto, tre strane telefonate al fisso dei Poggi, accertandosi che l’amico fosse ancora fuori. Dopo 14 mesi dall’inizio dell’inchiesta, che già dai primi giorni si era concentrata esclusivamente contro Stasi, aveva inoltre presentato uno scontrino come alibi. Ed era tornato alla sua vita di sempre. Finché il nuovo procuratore Napoleone, che già stava gestendo fascicoli paralleli, non ha trovato le prove per sostenere ancora una volta che l’assassino, in concorso, è Sempio.
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