Ambiente

Comuni Ricicloni, il Sud avanza ma il piatto piange: coinvolti solo il 6% dei cittadini

di Angelo Vitale -


Trenta anni di Comuni Ricicloni. Erano 10 nel 1994, quando Legambiente cominciò a segnalare e a valorizzare le buone pratiche. Oggi sono 629, ma l’associazione ritiene che sia ancora lunga la strada per fare meglio e per farlo sapere – ancora volontario l’atto di comunicazione dei dati a Legambiente -. Quest’anno alcune regioni del Sud evidenziano risultati da sottolineare mentre maglia nera, specialmente per la trasparenza, è la Campania, con tante caselle vuote nelle tabelle di Legambiente per l’assenza di dati disponibili e una conseguente riduzione dei Comuni entrati nella classifica.

Secondo la nuova edizione del report 2023 che ha elaborato i dati del 2022, i Comuni Rifiuti Free – quelli con una produzione annuale procapite di rifiuti inferiore a 75 kg -sono più numerosi che nella precedente (+39). Il Mezzogiorno ha un’impennata, con 176 Comuni Rifiuti Free (il 28%, +11) ma il primato rimane saldamente nel Nord Italia con 423 (67,2%, +32). Fanalino di coda ancora il Centro Italia, con appena 30 Comuni (solo 4,8%, -2). Crescita di rilievo in Sicilia che ha più che raddoppiato il numero di Comuni Rifiuti Free (da 9 a 23) e in Sardegna che addirittura lo triplica (da 10 a 30 comuni).

Il Piemonte passa da 18 a 49 Comuni e il Veneto, dopo lo stop dello scorso anno, aggiunge 18 Comuni arrivando a 169. Peggiorano Abruzzo (-7 Comuni), Lombardia (-21 Comuni) e Campania (-20 Comuni) ove la diminuzione consistente è imputabile alla incompletezza di alcuni dati messi a disposizione da Arpa Campania, utilizzabili solo in piccola parte. Una brutta nota di merito per gli uffici dell’agenzia controllata dalla regione guidata da Vincenzo De Luca.

Alla fine, va detto, un dosser di buone pratiche vale una minima parte dei reali comportamenti virtuosi degli italianio e dei loro amministratori. La percentuale di cittadini che risiedono nei Comuni Rifiuti Free e che contribuiscono a contenere i quantitativi di rifiuti da avviare a smaltimento, rapportata al totale della popolazione italiana, è del solo 6%. Pochi i centri oltre i 30mila bitanti, dove le difficoltà nel gestire in modo efficiente le raccolte sono maggiori se non opportunamente progettate e organizzate. Tutte realtà del Nord Italia: Castelfranco Emilia (33.054 abitanti), Carpi (71.869 abitanti), Montebelluna (31.095 abitanti), Conegliano (36.007 abitanti), Castelfranco Veneto (32.935 abitanti), Mira (37.542 abitanti) e Belluno (35.529 abitanti). Tra i centri oltre i 50mila abitanti, solo Pordenone (51.725 abitanti), Treviso (97.298) e Trento (135.753 abitanti), unica città oltre i 100mila residenti.

Numeri che per il dg di Legambiente Giorgio Zampetti “confermano che il passaggio da un’economia di tipo lineare a una di tipo circolare è possibile con amministrazioni virtuose e sindaci attenti. Ma anche che c’è molto da fare: stentano a diffondersi sistemi di raccolta che tengono insieme qualità e prevenzione dei rifiuti avviati a smaltimento, primo tra tutti il porta a porta combinato con la tariffazione puntuale”. Un’efficacia che può fare la differenza “quando lo stesso criterio viene inserito anche nella legislazione regionale, con una modulazione dei costi sostenuti dai Comuni per l’avvio a smaltimento del secco residuo, che premia i più virtuosi”. L’unico modo per “un gioco di squadra tra i diversi livelli amministrativi necessario a consentire che le esperienze virtuose possano diventare una buona prassi nazionale di economia circolare”. Così può crescere quel 6% di italiani virtuosi.


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