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CYBER GRUVIERA

di Cristiana Flaminio -


Italia groviera, la cybersicurezza è (ora più che mai) la priorità. La polizia postale ha diffuso i dati legati all’attività 2022 sul web. I numeri fanno riflettere. Restituendo l’immagine di un Paese che sembra dover fare (ancora) quello scatto in più per entrare, davvero, nel mondo contemporaneo. Che, oltre a miriadi di possibilità e opportunità, presenta un lato oscuro fatto di attacchi hacker, truffe digitali, ricatti e furti, veri e propri, di soldi e di informazioni avvenuti in rete.
La Sala operativa del Cnaipic, acronimo che sta per Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche, ha rilevato che l’Italia ha dovuto far fronte, l’anno scorso, a 405 attacchi portati a termine contro le strutture nazionali di rilievo strategico. Contemporaneamente, sono arrivate ben 77 richieste di cooperazione all’interno del circuito internazionale High Tech Crime Emergency. Le indagini avviate sono state 110, finora si contano 51 persone sotto inchiesta. Ma non basta. I Nuclei operativi per la sicurezza cibernetica (Nosc) hanno gestito ben 12,694 attacchi portati ai danni di infrastrutture critiche, operatori di servizi essenziali, sia privati che pubblici. E, pertanto, hanno indagato 283 persone. Il financial cybercrime “conta” 9.423 casi di reati consumatisi ai danni dell’Italia che hanno fatto letteralmente volatizzare qualcosa come poco più di 20,5 milioni di euro. Per il momento, le forze dell’ordine sono riuscite a recuperare poco meno di 4,7 milioni. Le difficoltà, in questi casi, risiedono (anche) nel fatto che i denari frodati alle vittime prendono il volo finendo nelle casse di entità economiche o giuridiche extra Ue, in particolare si troverebbero in Cina, Taiwan e a Hong Kong. Occorre fare di più, o meglio: occorrerà aspettare e rafforzare le cooperazioni internazionali già in itinere. Intanto, i fondi recuperati grazie al contrasto alle frodi informatiche sono stati rintracciati mediante Of2Cent, la piattaforma utilizzata dalle polizie digitali di tutto il mondo per reprimere truffe e reati.
Sono stati, intanto, identificati 653 presunti truffatori telematici, 209 dei quali direttamente sul territorio nazionale. Le transazioni individuate sono state ben 838 per un importo complessivo stimato in circa sedici milioni di euro. Di questi, ne sono stati recuperati cinque. La sfida della sicurezza in rete passa, sempre più, attraverso la specializzazione. E, soprattutto, occorre un salto di qualità anche solo nell’idea di cybersicurezza, non più mero strumento di difesa ma strategia ampia che consenta alle autorità di passare al contrattacco rispetto agli hacker e ai truffatori. Il segretario del Copasir, Ettore Rosato, che ha presenziato all’Innovation Cyber Security Summit, ha spiegato: “Dobbiamo uscire dall’ipocrisia che nella cybersicurezza dobbiamo solo difenderci. Come le nostre forze armate, che nascono con spirito difensivo, si dotano comunque di strumenti non solo di difesa, anche nella cybersicurezza deve vigere la stessa impostazione. Non è intenzione di nessuno andare a fare spontaneamente la guerra, ma dobbiamo sviluppare forme di controffensiva informatica”. Rosato ha poi aggiunto: “Visto che si parla spesso di una difesa europea, dobbiamo avere la capacità di investire su questo terreno, che è il più innovativo, per costruire una difesa comune. Questo significa non solo difendersi ma avere la capacità di contrattaccare chi ti aggredisce, perché altrimenti sul cyberspazio sarà per noi sempre una guerra asimmetrica. Su questo bisogna fare un salto di qualità che passa necessariamente per le istituzioni europee”.

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