Politica

La tentazione renziana dei cattolici

di Redazione -

ELLY SCHLEIN - SEGRETARIA PD


di FRANCESCA CHAOUQUI
La crisi di identità che sta attraversando la sinistra italiana, percorsa da un’esigenza di riformarsi dopo la pesante sconfitta alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre, sta mettendo in crisi anche la componente cattolica che fino a poco tempo fa si era identificata nei partiti di centrosinistra, in particolare nel PD. Dopo l’elezione di Elly Schlein a segretario dei dem e la deriva verso una sinistra più radicale del partito, molte persone che appoggiavano le forze moderate si stanno chiedendo cosa fare e chi votare.
La risposta non è semplice. Il cattolicesimo moderno, a differenza di quanto avveniva ai tempi della Democrazia Cristiana, consiste in una costellazione variegata, con culture e orientamenti molto differenti. Tra questi, ci sono cattolici democratici e cattolici popolari, ma anche cattolici liberali: radici diverse di un unico albero che affonda nel terreno della religione.
E se in passato il motto per i credenti era “non expedit”, ovvero non esporsi, non mischiarsi con la politica, più di recente i cattolici sono stati chiamati a non rimanere alla finestra ma a rendere concreta la loro fede, traducendola in azioni pratiche all’interno della società e del contesto politico in cui vivono.
La parte di elettorato progressista ma moderato, ad oggi, fatica a trovare una collocazione nell’attuale scenario politico. Le forze di governo, il cui pensiero potrebbe avvicinarsi maggiormente ai cattolici più ferventi, non attraggono i più progressisti, quelli che chiedono riforme non solo istituzionali ed economiche ma anche sociali, terreno sul quale l’attuale esecutivo ancora non si pronuncia.
A chi rivolgersi dunque, soprattutto alla luce dei recenti sviluppi del Partito Democratico, nel quale fino a poco tempo fa si identificavano i cattolici riformisti a base moderata? Tale posizione oggi appare minoritaria nel PD, la cui connotazione ideologica somiglia sempre di più a quella di una sinistra di stampo radicale. Una sorta di tradimento alla vocazione originaria del partito, nato per accogliere al suo interno una pluralità di fazioni. In particolare, alle origini, hanno convogliato nel Partito Democratico una sinistra più laica e un’altra più centrista e cattolica, con l’obiettivo di dare voce a entrambe le correnti. Non sempre è stato rispettato l’equilibrio perfetto: in 15 anni, dal 2007, i dem hanno avuto otto segretari di cui soltanto tre dichiaratamente cattolici. Ogni leader ha dato maggior peso alla propria corrente, lasciando che l’altra diventasse minoritaria.
Nessun segretario PD ha mai concluso il mandato di quattro anni previsto dallo Statuto a causa di una sconfitta elettorale o di spaccature interne al partito. Il più longevo, e al tempo stesso il più divisivo, è stato Matteo Renzi, l’unico a vincere due volte la sfida per la segreteria, oggi leader di un altro partito. Proprio Italia Viva potrebbe rappresentare l’alternativa a centrosinistra per i cattolici, che si sentono esclusi dal nuovo PD di Schlein.
Il partito che doveva rappresentare gli ex democristiani, o comunque i laici con una marcata impronta liberale, si sta progressivamente allontanando dalle origini spostandosi verso una sinistra radicale che poco o nulla ha a che vedere con il partito della concretezza e del pragmatismo voluto dai fondatori.
Non è un caso che, dopo l’inaugurazione del nuovo corso della Schlein, vi siano state una serie di defezioni di tutto rispetto. Primo fra tutti Giuseppe Fioroni. L’ex ministro dell’Istruzione ha ben fotografato la situazione attuale del PD che, ha sottolineato, “non è più casa dei cattolici”, diventati “ospiti sgraditi”.
Dove andranno, dunque, adesso i cattolici?
La risposta potrebbe risiedere proprio in Renzi, che dal Partito Democratico si è allontanato già da qualche anno fondando la sua Italia Viva, partito che si rivolge a un’area politica, sociale e culturale adiacente a quella dei dem. Almeno come li conoscevamo prima dell’avvento di Schlein. A questo punto, Renzi potrebbe cogliere la palla al balzo, rivolgendosi apertamente ai cattolici popolari e democratici per cercare di convogliarli all’interno di Italia Viva, il cui obiettivo dovrebbe diventare quello di saper rispondere alle esigenze di una fetta di popolazione cattolica ma moderata, riformista e socialmente avanzata.
Ormai non è più possibile pensare ai cattolici come a un unico blocco indistinto. Esistono valori, interessi sociali e visioni etiche differenti, che richiedono risposte chiare sul terreno della politica. Gli slogan non bastano, serve l’impegno concreto della sinistra a raccogliere le istanze di tanti credenti che non si rispecchiano né nell’attuale governo di centrodestra né nella nuova sinistra proposta dal PD.


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