Ambiente

Dietro l’usato ci sono i clan

Le rotte dell'usato sono controllate dalla criminalità organizzata: in Italia la raccolta differenziata dei rifiuti tessili resta al palo

di Angelo Vitale -


La situazione dei rifiuti tessili, in particolare dell’usato nel settore degli abiti, è in Italia complessa e in continua evoluzione. Vi convivono una crescente attenzione normativa ma pure criticità legate al controllo e al contrasto di pratiche illecite. Tre anni fa l’Italia aveva reso obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili, anticipando di qualche anno l’obbligo europeo scattato il primo gennaio di quest’anno in tutti i Paesi membri. L’obiettivo, come in tutto lo scenario europeo che riguarda l’ambiente, è ridurre l’impatto del settore che li produce, promuovendo gli abituali target, il riciclo e l’economia circolare, per contrastare lo smaltimento nella frazione indifferenziata che comporta spreco e inquinamento.

La differenziata che non decolla

Ma, nonostante l’obbligo, il tasso di raccolta in Italia è ancora basso: secondo Ispra solo il 20% dei rifiuti tessili viene raccolto separatamente, mentre la maggior parte finisce in discarica o incenerimento. Un buco nero frequentemente incontrollato.

Sul settore gravano traffici criminali legati agli abiti usati, spesso raccolti tramite cooperative sociali o cassonetti con scopi sociali dichiarati ma non praticati. Un business stimato in almeno 110mila tonnellate di abiti raccolti ogni anno in Italia, con due principali poli di attività: Prato e la Campania, quest’ultima sotto il controllo diretto o indiretto di famiglie camorristiche: qualche anno fa un’inchiesta premiata da Mani Tese era intitolata alla “droga pulita” sotto il Vesuvio.

Le mani dei clan sull’usato

La criminalità organizzata utilizza capannoni per stoccare grandi quantità di rifiuti tessili, spesso abbandonati o dati alle fiamme in circostanze sospette quando diventa inservibile o ingombrante, replicando dinamiche simili a quelle rilevate con i rifiuti plastici o quelli abbandonati nella Terra dei Fuochi.

I “sacchi neri” dell’usato nei campi dell’alluvione

L’Italia è il Paese Ue che immette sul mercato più prodotti tessili, con 23 kg pro capite all’anno, ma la differenziata è al palo del 15-20%. Una soglia che non cresce, più vantaggioso per alcuni scegliere la strada facile dello smaltimento illecito. Qualche mese fa un’indagine della Procura Distrettuale Antimafia di Firenze aveva accertato che i “sacchi neri” dei rifiuti tessili erano stati smaltiti senza alcuna accortezza all’aperto, anche grazie all’alluvione del novembre 2023.


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