Politica

Dov’è finito il vecchio Nordio?

di Domenico Pecile -

CARLO NORDIO MINISTRO DELLA GIUSTIZIA


Non si placa la bufera sul Caso Artem Uss, l’uomo d’affari russo fuggito dai domiciliari – in una casa presa in affitto nella provincia milanese – il giorno dopo il via libera della Corte d’appello di Milano alla sua estradizione negli Stati uniti. Una vicenda, quella della fuga dell’uomo – arrestato il 17 ottobre a Malpensa su mandato Usa con l’accusa di presunti traffici illeciti di materiale civile militare, contrabbando di petrolio, da Venezuela verso Russia e Cina, riciclaggio e frode bancaria – ancora tutta da chiarire, su cui pesa l’ombra dei servizi segreti russi e a rischio di incidente diplomatici con gli Usa. Una vicenda complessa di cui non si intravvede ancora l’esito. Ed è bufera sul governo per la gestione della vicenda. Anche perché la procura generale di Milano si era opposta fin da subito ai domiciliari per Artem. Motivando che sussistevano precisi motivi per lascarlo in carcere ovvero le sue “disponibilità economiche” che gli avrebbero garantito la possibilità di fuga ma anche perché di recente era già stata registrata una fuga dagli arresti domiciliari, sempre con braccialetto elettronico. Sono queste le indiscrezioni sull’intervento in aula del Pg di Milano, Giulio Benedetti. La richiesta però è rimasta inascoltata. Il premier Meloni già l’altro ieri intervenendo sulla vicenda aveva assicurato che si riservava “di parlarne con il ministro Nordio, sicuramente ci sono anomalie” e “la principale anomalia credo sia la decisione della Corte di appello di tenere il russo ai domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere la decisione anche quando c’era una decisione sull’estradizione”. Dalla relazione inviata dalla Corte di Milano al ministero, emerge che il Guardasigilli “non inviò ai giudici la nota Usa che chiedeva di far tornare in carcere Uss ma la sua risposta” in cui spiegava che la decisione era dell’autorità giudiziaria e rassicurava i propri interlocutori evidenziando che la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronici è equiparabile alla custodia in carcere. Ma le rassicurazioni del premier, determinato a fare piena luce sulla fuga di Uss (il figlio 40enne di Alexander Uss, potente governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk e amico di Putin) non sono ritenute sufficienti dalle opposizioni. Che accusano il governo di scaricare sulla magistratura e insistono perché soprattutto il ministro Nordio dia spiegazioni in Parlamento. Comunque sia qualsiasi sarà l’esito, si tratta di una vicenda con tanti pasticci, diverse ombre e altrettanti imbarazzi, errori e leggerezze. Basti ricordare che dopo l’arresto di Uss, anche la Russia (dove presumibilmente è stato portato il fuggiasco dagli 007 di Mosca) paradossalmente ne aveva chiesto l’estradizione per una propria inchiesta per malversazione, parsa però a molti un pretesto per provare a mettere in salvo il figlio di un governatore di una regione siberiana amico di Putin. Ma quello che non si è sinora considerato è che i russi bruciarono sul tempo gli americani e chiesero l’estradizione 48 ore prima, il 9 novembre. “In un contesto geopolitico così delicato come quello venutosi a creare con il conflitto russo-ucraino – affermano in una nota deputati e senatori del M5S – il caso della fuga dai domiciliari dell’agente russo Artem Uss è l’ennesima prova di inadeguatezza confezionata dal Governo Meloni. Oltretutto la Corte d’Appello di Milano smentisce nettamente la versione del ministro Nordio, che a questo punto non può esimersi dal chiarire perché non è intervenuto per riportare in carcere una persona a concreto rischio di fuga. La premier a sua volta parla di anomalie fingendo di non sapere che le incongruenze sono proprio dentro la sua squadra di governo”. Per i penta stellati Nordio ha dimostrato una volta di più la sua inadeguatezza. Non solo “Nordio – che ogni giorno di più dimostra la sua inappropriatezza”, perché se “sono stati commessi errori, il Presidente del Consiglio deve assumersene la responsabilità e prendere provvedimenti senza giocare allo scaricabarile, pratica che sta diventando una consuetudine ormai da mesi”. “Siamo stati i primi a presentare un’interrogazione sulla fuga di Uss. Meloni ieri dall’Africa ci ha detto che ne parlerà con Nordio. Io vorrei che ne parlasse in parlamento, perché delle due l’una: o siamo stati ’peracottari’, oppure siamo ancora infiltrati dalle spie russe che sono piaciute a qualche governo del recente passato”, dice invece detto il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova. “Cara premier Giorgia Meloni – sono invece le parole del presidente di Riformismo e Libertà, Fabrizio Cicchitto – l’episodio della fuga del russo Artem è di una notevole gravità anche perché i ridicolizza o peggio a livello internazionale. Al netto del palleggiamento delle responsabilità tra il ministro Nordio e i magistrati di Milano – aggiunge l’esponente socialista – dove uno di loro si era opposto ai domiciliari”. Tuttavia, guai a sorvolare sulle responsabilità dei servizi: lei premier per assolversi ha detto che non erano stati interessati e coinvolti. Non si è resa conto di averli condannati: sono i servizi che devono avvertire e quindi interessare il ministro competente, il premier, la magistratura, la polizia giudiziaria proprio di grane di questo tipo altrimenti a che cosa servono”?

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