Politica

Duello Meloni-Schlein sui tagli alla sanità (fatti dal Pd)

di Adolfo Spezzaferro -


Giorgia Meloni ne ha per tutti: nel question time di ieri alla Camera la premier ha affrontato i due leader dell’opposizione – Elly Schlein del Pd e Giuseppe Conte del M5S – e gli altri esponenti della minoranza su una serie di temi. In quello che era uno scontro annunciato con la segretaria dem, la Meloni si è confrontata sulla sanità. Sullo stesso fronte la premier ha risposto anche al leader dei 5 Stelle. Tra gli altri temi affrontati, la guerra a Gaza, le privatizzazioni, Stellantis. Ma a tenere banco, già dalle prime battute, è stato il duello con la Schlein. La segretaria dem attacca: “Mancano 30 mila medici. Come pensate di eliminare le liste d’attesa obbligando i medici a turni massacranti? Toglierete il blocco alle assunzioni nella sanità pubblica? E non mi risponda ‘potevate farlo voi’, perché io al governo ancora non ci sono stata e lei ci sta da 16 mesi”. La premier sorride e replica: “Grazie per la fiducia, lei ci chiede di risolvere i problemi che voi non avete risolto…”. In effetti la Schlein non ha mai governato, è vero, ma i tagli alla sanità degli ultimi dieci anni ci sono stati anche e soprattutto per volere del Pd, che al governo ci stava eccome. Meloni continua: “Per noi assicurare il diritto dei cittadini è priorità assoluta, abbiamo portato il Fondo per la salute ai massimi storici. Obiettivo prioritario abbattere le liste d’attesa”. Allora la Schlein torna all’attacco: “Non racconti la solita balla del più grande investimento della storia, i tre miliardi in più non bastano. La spesa sanitaria, che in tutto il mondo si calcola sul Pil, sta scendendo. Voi non credete che ci sia un problema, con medici stremati e 100mila pazienti in attesa. Sulla sanità dimostrate che non esiste nessuna destra sociale: questa è una destra letale sul diritto alla salute. Lei si sta confermando la regina dell’austerità. E avete approvato l’Autonomia, che spacca l’Italia”. Nella replica, la premier affronta il “devastante fenomeno” dei medici gettonisti. “Ci stiamo lavorando. Il ministro Schillaci ha mandato i Nas nelle strutture sanitarie riscontrando delle irregolarità incredibili, come il fatto che nello stesso ospedale medici gettonisti percepivano tre volte più degli altri”. Ancora: “È un fenomeno odioso su cui siamo intervenuti con decreto, e puntiamo ad azzerare il problema riconoscendo indennità, prestazioni aggiuntive, benefici pensionistici ai lavoratori del comparto e dei pronto soccorso. E non ci siamo tirati indietro sulla carenza del personale”.
Prima del confronto con la Schlein, la premier aveva risposto a Conte, dati alla mano, sul “disastro ereditato dal governo Conte in materia di Bilancio” e sul Superbonus, che ha consentito a molti di restaurarsi a spese dello Stato “la villa con piscina”. Poi un altro affondo: “In meno di tre anni di governo ha aumentato il debito pubblico di 350 miliardi… La stagione dei soldi gettati al vento per pagarsi le campagne elettorali è finita”. Dal canto suo, il presidente del M5S replica sui presunt tagli alla sanità: “Lei cos’è, un Re Mida al contrario? Lui tutto quel che toccava trasformava in oro, lei tutto quel che tocca distrugge”.
Rispondendo a un’interrogazione di Azione su Stellantis – “penso allo spostamento della sede legale e fiscale fuori dall’Italia o alla fusione che celava un’acquisizione francese dello storico gruppo italiano: tanto che oggi nel cda di Fca siede un membro del governo francese”, è il commento della Meloni – la premier coglie l’occasione e annuncia: “Vogliamo tornare a produrre un milione di veicoli l’anno con chi vuole investire davvero sulla storica eccellenza italiana. Se si vuole vendere auto sul mercato internazionale pubblicizzandola come gioiello italiano allora quell’auto deve essere prodotta in Italia questa la questione che dobbiamo porre. chi delocalizza verrà penalizzato”.
In risposta alle critiche sulle privatizzazioni, la Meloni chiarisce che sono “strategiche, non solo per fare cassa”. Più in generale obiettivo del governo è “ridurre la presenza dello Stato laddove non è necessaria e affermarla dove invece è necessaria come negli asset strategici”. Insomma, niente “regali miliardari a qualche ben inserito e fortunato imprenditore”, come avvenuto in passato.
In merito alla guerra tra Israele e Hamas a Gaza, la Meloni ribadisce che “l’Italia è da sempre per uno stato palestinese, per questo non condivido la posizione espressa dal primo ministro israeliano sulla materia” (Netanyahu si è detto contrario alla creazione di uno stato autonomo, proponendo di deportare i palestinesi su un’isola artificiale a largo di Gaza). Un’intesa, precisa la premier, però “non può essere chiesta unilateralmente: il presupposto è il riconoscimento degli interlocutori, di Israele e del diritto degli israeliani a vivere in sicurezza”.


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