“E allora i marò?”, se contro Meloni tutto fa brodo
Patuanelli cita il caso Latorre-Girone per chiedere alla Meloni di riferire in Aula su Flotilla e scoppia il putiferio
Tutto torna, persino i tormentoni: “E allora i marò?”. Ricordate? Era il tormentone della sinistra, quando era saldamente al governo e conosceva a menadito tutti i cavilli del diritto, per sfottere la destra dura e pura, e anche un po’ ottusa e superficiale, all’opposizione. Ecco. Adesso il tormentone è tornato. Ma per altri fini. La famosa eterogenesi dei fini. Son cambiati i ruoli, non è cambiato il livello dello scontro. Sempre alto, sempre gridato. “E allora i marò?”. Lo ha urlato, forte, il capogruppo del M5s al Senato Stefano Patuanelli, che, dimostrandosi attento spettatore dei talk show della sera, s’è presentato a Palazzo Madama chiedendo alla premier Giorgia Meloni di riferire in Aula sul caso della Flotilla. “Chiediamo che vengano sospesi i lavori e venga immediatamente convocata una capigruppo per calendarizzare una informativa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che invece di andare da Vespa dovrebbe venire qualche volta anche nelle aule parlamentari per dirci cosa sta succedendo ai nostri connazionali che legittimamente navigano verso Gaza e vengono costantemente e illegittimamente fermati, arrestati e torturati dal governo israeliano, perché questo è quello che succede”. Quindi ha sorriso: “Mi chiedo dove è finita la Giorgia Meloni dei Marò, quando diceva che era illegittimo arrestare dei connazionali in acque internazionali, mi chiedo dove è finita, se è rimasta a Colle Oppio”. Ecco, appunto: “E allora i marò?”. A differenza della Flotilla che aveva in animo di forzare, o quantomeno avvicinare, un’area sottoposta da anni al blocco navale, la petroliera Enrica Lexie navigava in acque internazionali, certo, ma sottoposte al warning antipirateria dell’Itf, l’International Transport Workers Federation, che aveva bollato già nel 2011 (quindi un anno prima dei fatti) la zona prospiciente la costa del Kerala, come ad alto rischio incursioni invitando mercantili e imbarcazioni in transito a provvedere da sé alla sicurezza. È una questione sottile, per carità, ma che cambia completamente il contesto. E poi Salvatore Girone e Massimiliano Latorre furono sì arrestati ma non in acque internazionali bensì nel porto di Kochi dove la loro nave era stata attirata con un pretesto e aveva deciso di attraccare, su decisione dell’armatore D’Amato, che aveva accettato di ascoltare la richiesta di collaborazione giunta dalle autorità indiane. Si tratta di due vicende che non sono paragonabili, né politicamente né tantomeno giuridicamente. Ma tutto fa brodo nel mare magnum della politica, tutto viene sminuzzato e sbriciolato dal rullo compressore dei servizi tv a tarda sera. “E allora i marò?”, ecco. A parti inverse. Ma con lo stesso identico risutlato. Proprio come accadeva in rete, è scoppiata la bagarre anche in aula. Il Pd con Alfredo Bazoli s’è detto d’accordo con la richiesta di Patuanelli mentre dai banchi della maggioranza s’alzavano ruggiti di disappunto. Diventati, poi, cori di rabbia quando Peppe De Cristofaro (Avs) ha dato al povero Bruno Vespa, già citato da Patuanelli e “marchiato” dalle scritte ingiuriose apparse nei corridoi di viale Mazzini, del “giornalista compiacente” deplorando l’attitudine di Meloni a “fare i comizi in televisione” anziché confrontarsi col Parlamento. Tutto torna, pure la bagarre in Parlamento e al Senato. Col risultato che i lavori si sono interrotti tra urla, insulti, offese e contumelie reciproche. Proprio come succedeva in rete quando, scambiandosi commenti sempre più feroci, gli utenti finivano per bloccarsi a vicenda. “E allora i marò?”.
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