Esteri

Ecco perché il rischio sanzioni alla Cina minaccia di annientare l’Europa dei sudditi

di Redazione -

Giuseppe Masala


di GIUSEPPE MASALA

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Neanche nelle fasi più accese della guerra fredda che videro contrapporsi l’Urss e gli Usa i paesi dell’Europa occidentale – formalmente alleati con pari dignità degli Stati Uniti – sono stati messi in un tale stato di soggezione che quasi tutti i leader europei non esitano a calpestare gli interessi dei popoli amministrati. Sembra non ci sia alcun diritto sovrano o legittimo interesse dei popoli europei che non possa essere sacrificato di fronte alla volontà e all’interesse americano. Una situazione questa, inedita per l’Europa nata dalle macerie della seconda guerra mondiale tanto che per trovare qualcosa di simile bisogna andare indietro nel tempo fino ai governi fantoccio dei territori occupati dai nazisti. Siamo governati da degli epigoni di quel Vidkun Quisling fondatore del partito fascista norvegese e posto a capo di un governo fantoccio quando il suo Paese fu occupato dalla Germania nazista. Solo in apparenza questo paragone può sembrare iperbolico; basta pensare alle autolesionistiche sanzioni contro la Russia che gli Usa hanno imposto ai Paesi dell’Unione Europea e che ne hanno completamente disintegrato la competitività nei mercati mondiali a causa dell’aumento dei costi energetici per capire che è invece del tutto appropriato. Per comprendere l’entità di questo disastro è sufficiente osservare i dati consuntivi della bilancia commerciale della Ue del 2022 pubblicati da Eurostat che mostrano un passivo abissale – mai verificatosi dal 2002 ovvero da quanto esistono le serie storiche – e pari a meno 432 miliardi di euro. Una situazione che peraltro non sembra destinata a migliorare nel 2023; si è infatti riunita a Washington la Task Force euro-americana per la sicurezza energetica che ha stabilito che anche quest’anno i Paesi europei – nonostante i costi quattro volte maggiori rispetto al gas russo – dovranno garantire l’acquisto dagli USA di almeno 50 miliardi di metri cubi di Gnl (si veda sul sito della Casa Bianca il documento “U.S.-EU Task Force on Energy Security” del 3 Aprile 2023). I popoli europei – che saranno chiamati a pagare le bollette – non sanno neanche dell’esistenza di questa commissione euro-americana visto che nessun politico ne ha sostanzialmente mai parlato, forse perché i rappresentanti europei sono chiamati solo a ubbidire agli ordini statunitensi. Ma il caso certamente più eclatante che attesta l’asservimento europeo agli Usa è il sabotaggio dei gasdotti NorthStream che attraversando il Mar Baltico collegavano la Russia alla Germania. Mentre in Usa (dove la democrazia esiste) uomini come il Premio Pulitzer Seymour Hersh e l’ex Presidente Donald Trump dicono, o lasciano comunque intendere, che a sabotare i gasdotti sono stati dei Paesi che agivano su mandato di Washington al fine di favorire la compravendita di gas Gnl americano e soprattutto di rompere la simbiosi russo-tedesca. Anche di fronte a queste dichiarazioni i Paesi europei rimangono catatonici e completamente afoni senza chiedere alcun chiarimento agli USA e agli altri Paesi “sospettati” come la Polonia e la Norvegia. Ma anche i più elementari diritti dei cittadini europei come quello alla riservatezza delle comunicazioni sembrano essere sacrificabili visto che l’amministrazione Biden sta facendo pressing sul Congresso per il rinnovo, entro la fine dell’anno, delle disposizioni di legge (il Titolo VII del Foreign Intelligence Surveillance Act – FISA – in particolare la sua Sezione 702) che consentono per esempio alla NSA e alla CIA di intercettare le comunicazioni dei cittadini non americani situati in ogni parte del mondo qualora ciò fosse necessario per motivi di sicurezza. Tutto questo avviene senza che le autorità europee proferiscano parola anche di semplice richiesta di chiarimento. È in questo quadro sconfortante di completa perdita di autonomia dell’Europa che il viaggio di Macron e von der Leyen a Pechino assume il suo reale significato: un viaggio di emergenza per chiedere al leader cinese Xi Jinping di non dare appiglio agli Usa per imporre sanzioni alla Cina magari a causa della vendita di armi a Mosca o all’inasprimento del conflitto con Taiwan. Le sanzioni americane alla Cina inevitabilmente coinvolgerebbero i Paesi europei, già fortemente debilitati dalle sanzioni alla Russia, e probabilmente sancirebbero il collasso dell’intera economia del Vecchio Continente considerato l’enorme interscambio commerciale esistente tra queste due aree economiche. Da notare che quasi come un segno di buona volontà i due leader europei hanno portato al cospetto di Xi Jinping un progetto che prevede di aprire una seconda linea di assemblaggio di aeromobili della Airbus in Cina così da raddoppiare la produzione locale. Che le reali motivazioni del viaggio a Pechino siano queste è stato spiegato dallo stesso Macron in un’intervista rilasciata durante il volo di ritorno ai giornalisti de Les Echos e di Politico.com. Il presidente francese ha chiaramente parlato della necessità di una autonomia strategica europea dagli Stati Uniti per evitare di essere percepiti dal resto del mondo come “vassalli degli USA” e di essere coinvolti in maniera eccessiva in crisi come quella di Taiwan che “non sono le nostre”. Posizioni queste di Macron non nuove, visto che nel Novembre 2019 in un’intervista all’Economist parlò apertamente di “Nato in stato di morte celebrale” e che riflettono la volontà di Parigi di sostituire la Germania (che ha fallito e ci ha portato in un vicolo cieco) come propulsore della Nuova Europa che dovrà rinascere dalle ceneri della Globalizzazione. Rimane solo da capire dove la Nuova Europa troverà l’energia per il suo sviluppo industriale in assenza del gas russo a buon mercato e come si intende recuperare il gap in ambito tecnologico nei confronti di Cina e Stati Uniti. “Vaste programme” diceva De Gaulle.


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