Vent’anni senza Eddie: il sorriso che manca al ring
Il 13 novembre 2005, Eddie Guerrero moriva stroncato da un arresto cardiaco in una stanza d’hotel a Minneapolis: il wrestling perdeva il suo sorriso più furbo e il suo cuore più fragile.
Eddie Guerrero era un tamarro geniale, ma anche un uomo che ha pagato caro il prezzo di un sistema che brucia i suoi eroi. Vent’anni dopo, il suo sorriso ci manca, ma il suo destino ci parla ancora. Non era solo un wrestler: era un personaggio da film, uno che entrava con la lowrider e ti fregava con una finta, una risata, una Frog Splash fatta col cuore. E noi, da casa, ridevamo con lui. Era impossibile odiarlo. Era troppo vero, troppo umano, troppo caliente.
Il prezzo del dolore
Nel mondo del wrestling, dove il dolore è spettacolo e il corpo è moneta, Eddie Guerrero era l’eccezione che confermava la regola. Non era il più grosso, non era il più urlante, ma aveva il fuoco dentro. E quel fuoco, per anni, lo ha alimentato con talento, ironia e… sostanze. Sì, perché dietro il tamarro che ci fregava col sorriso, c’era un uomo che combatteva anche fuori dal ring. Steroidi, antidolorifici, alcol, dipendenze: Eddie non li ha mai nascosti. Anzi, li ha messi in scena, li ha trasformati in racconto. Ma il cuore, a 38 anni, ha detto basta.
La giungla degli anni ’90
Il wrestling degli anni ’90 e 2000 era una giungla. Dovevi essere grosso, resistente, sempre pronto. E se il tuo corpo non reggeva, lo si aiutava. Con cicli di anabolizzanti, con pillole per dormire, per svegliarsi, per non sentire. Eddie ci è passato. Come tanti. Come troppi. E nonostante la redenzione, la sobrietà, la fede ritrovata, il danno era fatto. L’autopsia parlò chiaro: insufficienza cardiaca causata da una malattia arteriosclerotica, probabilmente aggravata da anni di abuso. Ma non è solo una storia triste. È una storia vera. Di uno che ha sbagliato, ha sofferto, ha lottato. E ha vinto.
Il monito e l’eredità
Perché Eddie, prima di morire, ha conquistato il titolo massimo, ha fatto pace con se stesso, ha regalato al pubblico momenti che ancora oggi fanno venire la pelle d’oca. E ha lasciato un messaggio: non serve essere perfetti per essere amati. Oggi, il wrestling è cambiato. Più controlli, più attenzione, più consapevolezza. Ma il rischio c’è ancora. Perché il dolore non si spegne con un fischio. E il pubblico vuole sempre di più. Eddie Guerrero ci ha insegnato che si può essere tamarri, furbi, teatrali… ma anche fragili. E che la fragilità, se mostrata con onestà, può diventare forza. Vent’anni dopo, il suo Frog Splash è ancora il più bello. Ma il suo cuore, quello vero, è il monito più potente. Viva la Raza, sì. Ma anche viva la verità.
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