Elezioni regionali di Novembre: Si profila un 2 a 1, ma per chi?
Le elezioni regionali del 23 e 24 novembre in Campania, Puglia e Veneto si avvicinano come uno dei passaggi politici più significativi dell’autunno. L’apertura delle urne, esattamente tra una settimana, segnerà l’avvio di tre sfide profondamente diverse tra loro, ma unite dalla sensazione che il risultato finale si chiuderà con un prevedibile 2 a 1. Resta solo da capire a vantaggio di chi.
La partita in Veneto
In Veneto, infatti, il quadro appare già scritto. La candidatura di Alberto Stefani per il centrodestra non sembra trovare ostacoli. I sondaggi lo danno saldamente avanti e il radicamento storico della coalizione in regione continua a rappresentare un elemento difficilmente scalfibile. La partita qui è destinata a chiudersi senza sorprese, con Stefani pronto a raccogliere l’eredità del modello politico che da decenni guida la regione.
Le regionali in Puglia
La Puglia, dal canto suo, è l’altro tassello che dovrebbe offrire un risultato quasi scontato, ma nella direzione opposta. Antonio Decaro appare il naturale successore del centrosinistra alla guida della regione. Forte, strutturato, sostenuto da una coalizione compatta (almeno lì) e da un radicamento personale costruito negli anni. Qui la competizione è diventata giorno dopo giorno meno aperta di quanto inizialmente previsto, con il centrodestra che non è riuscito a esprimere un candidato in grado di rompere davvero lo schema. E soprattutto che ha individuato l’avversario di Decaro con estremo ritardo.
Incognita Campania nella partita delle elezioni regionali di Novembre
La vera incognita, quella capace di determinare l’equilibrio finale del 2 a 1, resta invece la Campania. È qui che la sfida si è progressivamente complicata per il cosiddetto campo largo, che ha scelto come candidato Roberto Fico. Sulla carta, l’ex presidente della Camera parte avvantaggiato: eredita un blocco politico forte, che per dieci anni ha governato la regione sotto la guida di Vincenzo De Luca. Ma proprio il confronto implicito con il governatore uscente sta diventando uno dei punti più critici della sua corsa. Fico, infatti, non sta riuscendo a capitalizzare la forza del sistema De Luca. La sua candidatura è, anzi, per certi versi percepita come una rottura rispetto all’impostazione energica, diretta e centralistica del governatore uscente.
Quella di Fico è una candidatura debole
Insomma, l’esponente del centrosinistra appare debole e poco credibile. Una sorta di evanescenza politica che sta diventando un problema evidente, amplificato anche da alcune scivolate mediatiche. È il caso, ad esempio, della vicenda della barca “Paprika”, che ha contribuito a indebolire ulteriormente la percezione della sua affidabilità pubblica. Come è stato ampiamente sottolineato – e non solo nel centrodestra – la vicenda ha messo in luce una serie di contraddizioni che hanno colpito l’immagine già debole del candidato del campo largo. Dall’altra parte, il candidato del centrodestra Edmondo Cirielli sta recuperando terreno in maniera evidente.
Il recupero del centrodestra
La coalizione non ha mai perso compattezza, mentre l’elettorato che per anni ha guardato con sospetto alla possibilità di ribaltare il ciclo politico campano oggi sembra più disponibile ad ascoltare una proposta alternativa. Il vantaggio iniziale di Fico non è evaporato del tutto, ma si è drasticamente assottigliato. E così, a pochi giorni dal voto, la Campania diventa la regione più imprevedibile, il campo di gioco su cui si deciderà davvero il bilancio politico della tornata. Veneto e Puglia sembrano consegnare un pareggio perfetto tra centrodestra e centrosinistra. Ma sarà la Campania, sempre più in bilico, a stabilire chi porterà a casa quel risultato, politicamente pesantissimo, del 2 a 1.
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