Economia

Ex Ilva, lite continua Urso – AdI. E Emiliano: Si paghi l’indotto

di Angelo Vitale -


Non si ferma la lite a distanza tra il ministro Adolfo Urso e Adi, a proposito dell’ex Ilva di Taranto. Acciaierie d’Italia “comunica di non essere stata convocata” dalla IX Commissione Industria del Senato sulla questione dell’ex Ilva e “conferma sin d’ora la sua partecipazione in caso la Commissione ritenga opportuna l’audizione della società”. Lo scrive Adi in una nota in risposta alle parole del ministro Urso, che stamattina, dopo il suo intervento in Commissione si è detto “stupito” nell’apprendere “che l’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia non sia venuta nemmeno in audizione a dare le informazioni che il Parlamento ha ritenuto di chiedere. Queste informazioni non sono state date nemmeno al socio pubblico e ai commissari titolari degli impianti”.

Inoltre, “in riferimento agli articoli comparsi sulla stampa in questi giorni, tra i quali l’articolo pubblicato dal quotidiano “La Verità”, nei quali si afferma che Acciaierie d’Italia non fornirebbe a Sace le informazioni necessarie per poter dar seguito a quanto previsto dai provvedimenti adottati in questi giorni dal Governo a tutela dei crediti delle imprese dell’indotto, l’Azienda precisa che tali affermazioni sono prive di ogni fondamento”. “Acciaierie d’Italia – conclude la nota – non ha mai ricevuto alcuna richiesta in tal senso da Sace e si riserva di agire in ogni sede a tutela delle proprie ragioni”.

Intanto, rimangono tuttora insoluti i problemi delle aziende dell’indotto. “Paghiamo noi della Regione Puglia i debiti di Acciaierie d’Italia verso le imprese tarantine dell’indotto. Per non far fallire queste imprese, che non vengono pagate dalla società franco-indiana affittuaria dal Governo italiano del ramo di azienda che gestisce l’acciaieria di Taranto, siamo disposti a mettere a disposizione la nostra liquidità derivante dagli avanzi vincolati, come abbiamo fatto durante la pandemia e per la crisi ucraina”. Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano in una lettera inviata alla premier Giorgia Meloni e allo stesso Urso aproposito dei crediti delle aziende dell’indotto dello stabilimento siderurgico ex Ilva.

Emiliano sollecita l’adozione, da parte del Governo Meloni, di misure capaci “di rispondere pienamente alle gravi difficoltà in cui versano le imprese dell’indotto, ribadendo la disponibilità della Regione Puglia a mettere in campo misure ‘ad hoc’ per consentire a queste imprese di non fallire, previa concessione da parte del Governo di apposita deroga alla disciplina degli aiuti di Stato e dell’autorizzazione con legge dello Stato all’utilizzo dell’avanzo derivante dal risultato di amministrazione della Regione Puglia. Investiamo miliardi di euro di fondi nazionali ed europei per far nascere nuove realtà produttive – prosegue Emiliano – e non si comprende perché il Governo dovrebbe far fallire, senza far nulla, le imprese dell’indotto alle quali non vengono pagati i crediti da parte di un’azienda della quale è socio il Governo stesso. Se così fosse, si tratterebbe della seconda volta in pochi anni – ricorda Emiliano – in cui il Governo sottrae alle imprese tarantine centinaia di milioni di euro dichiarando l’amministrazione straordinaria delle aziende che hanno gestito l’acciaieria per conto dello Stato italiano. Sarebbe una situazione inaccettabile”.


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