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Esteri

Francia, dimissioni di Lecornu: Macron gli affida “ultimi negoziati” fino a mercoledì

Il presidente prolunga di 48 ore la soglia di decisione dopo il tracollo della sua ultima soluzione

di Giorgio Brescia -

Sebastien Lecornu


Oggi pomeriggio l’incontro di Lecornu all’Eliseo: il presidente Emmanuel Macron ha accettato le sue dimissioni e poi gli ha affidato “ultimi negoziati”. A lui il compito di condurre negoziati cruciali entro mercoledì sera. L’obiettivo di questi incontri è definire una piattaforma di azione che assicuri la stabilità del Paese.

Macron ha incaricato Lecornu, che resta in carica per gli affari correnti, di portare avanti “gli ultimi negoziati” per trovare un accordo politico capace di garantire stabilità e azione concreta. Questa decisione arriva in un momento di grande instabilità, con il Parlamento francese diviso e privo di una maggioranza chiara.

Lecornu: dimissioni e ora i negoziati decisi da Macron

Il nuovo governo Lecornu era composto da 18 ministeri. In questo esecutivo volti non completamente nuovi, riconfermati diversi ministri importanti, con un forte peso del gruppo macronista Renaissance, ma ora le dimissioni prima del primo Consiglio del nuovo governo.

La squadra includeva anche membri di partiti alleati come I Repubblicani, Movimento Democratico e Horizons.

Tra i ministri principali, Elisabeth Borne, ex primo ministro, ricopre il ruolo di Ministro di Stato per l’Educazione nazionale, Insegnamento superiore e Ricerca. Manuel Valls è Ministro di Stato per l’Oltremare. Gérald Darmanin è Ministro di Stato per la Giustizia.

Bruno Retailleau, Ministro di Stato per l’Interno. Bruno Le Maire, Ministro di Stato per le Forze armate. Roland Lescure (RE) è il Ministro dell’Economia, Finanza e Sovranità industriale e digitale.

Amélie de Montchalin (RE), Ministro dei Conti pubblici. Catherine Vautrin (RE) guidava il ministero del Lavoro, Salute, Solidarietà, Famiglie, Autonomia e Disabili.

Altri ministri chiave erano affidati a esponenti di partiti alleati o collaboratori di Macron come Jean-Noël Barrot (MoDem) all’Europa e Affari esteri, Philippe Tabarot (LR) ai Trasporti, Éric Woerth (RE) per la Decentralizzazione, e Agnès Pannier-Runacher (RE) per la Transizione ecologica.

“Trattative con tutti”

Il neo premier aveva chiesto ai suoi ministri di essere negoziatori e di “trovare compromessi con tutti i parlamentari”. Ma molte domande restavano ancora aperte e non mancavano dubbi. Lecornu aveva detto di voler “affrontare con determinazione le sfide presenti”, ma alcuni osservatori sottolineavano come i nodi politici e sociali da sciogliere siano complessi e radicati.

Tra le criticità principali, tensioni interne alla coalizione e perplessità sulla manovra per affrontare la situazione economica attuale.

Il deficit pubblico si mantiene sopra il 5% del Pil, con valori attorno al 5,4%-5,8%, segnalando un disequilibrio fiscale persistente grave.

Il debito pubblico molto elevato, intorno al 110-116% del Pil, con una crescita preoccupante e costi del debito tornati ai massimi dal 2011, è stato tra le cause dell’instabilità politica con tre governi in meno di 20 mesi.

L’economia francese è stagnante da tre anni e non supera l’1% di crescita.


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