Politica

Intervista a Maurizio Gasparri: “Non possiamo diventare la Repubblica della Toghe”

di Giuseppe Ariola -

MAURIZIO GASPARRI


Presidente Gasparri, perché ha chiesto che il governo riferisca in Aula sul caso delle ricerche illegali effettuate proprio ai danni di ministri e sottosegretari in carica?

La Procura Nazionale Antimafia non è un organo avulso dalle Istituzioni. Il ministero della Giustizia cosa pensa di questa vicenda? Premesso che di questa vicenda non sono responsabili i procuratori che si sono alternati, c’è almeno una culpa in vigilando se un sottoufficiale della Guardia di Finanza in collegamento con dei giornalisti sembra quasi essere un redattore aggiunto. Un esempio: a ridosso dell’elezione del Presidente della Repubblica si chiedono notizie su Elisabetta Casellati che era presidente del Senato e quindi una delle personalità che poteva essere, come poi fu a un certo punto, coinvolta in questo tipo di votazione. Non è così che si fa giornalismo, attingendo a procedure di acquisizione illegale di notizie in modo sistematico.

Su quali basi Forza Italia ritiene inopportuno che De Raho partecipi alle sedute della commissione Antimafia che si occuperanno di questo caso?

Avere Cafiero De Raho vicepresidente della commissione Antimafia è in palese conflitto di interesse. E’ l’ultimo procuratore nazionale antimafia, poi passato in Parlamento senza fermate intermedie. Si deve astenere dalle sue attività in commissione. Ben tre ex procuratori antimafia, Grasso, Roberti e De Raho sono finiti in Parlamento, nazionale o europeo, con la sinistra o con i grillini. Se lo avesse fatto il centrodestra ci sarebbe stato lo sciopero generale. Ecco perché anche il Presidente del Csm dovrebbe dire qualcosa.

Italia Viva chiede addirittura sia audito….

De Raho dovrebbe essere audito in procura.

C’è una strumentalizzazione di questa vicenda come sostiene l’opposizione?

Le opposizioni stanno inseguendo un poliziotto che potrebbe aver sbagliato a Pisa, ammesso che abbia effettivamente sbagliato, ma non vuole si debba parlare di questa vicenda. La sinistra dice così perché è immersa fino al collo in questo scandalo, perché i procuratori nazionali antimafia sono diventati tutti suoi parlamentari, perché l’attuale Procuratore nazionale antimafia è stato il capo di gabinetto del ministro Orlando. Poi ha fatto una brillante carriera, certamente meritata, prima come procuratore di Napoli e poi come numero uno della Procura Nazionale Antimafia. E’ evidente che le giustificazioni della sinistra sono imbarazzate e imbarazzanti, loro hanno fatto dell’uso politico della giustizia una teoria e una prassi e oggi questa circostanza è arrivata alle estreme conseguenze.

Cosa pensa del fatto che alcune di queste ricerche abusive sono state pubblicate?

Probabilmente il quotidiano coinvolto ha un link con la Procura Antimafia e attinge notizie illegalmente. Io penso che quel sottoufficiale abbia dato notizie a questo giornale, qualcuno mi dimostri il contrario. Io sono giornalista professionista dal 1985, comprendo perfettamente il principio di riservatezza delle fonti e conosco le norme, ma il segreto non può giustificare qualsiasi violazione.

Sono molti i nomi di esponenti politici che sarebbero stati attenzionati illegalmente. C’è un tentativo di interferire nella vita di governo e Parlamento?

I fatti consentono qualsiasi pensiero, anche i peggiori. Finché non sarà tutto chiarito è lecito pensare anche a una volontà di interferire, senza poter escludere a priori il coinvolgimento di altre strutture e altre autorità. Ribadisco che c’è almeno una culpa in vigilando perché la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo è un presidio fondamentale, ha fatto molte cose importanti e lodevoli per il Paese, ma deve rimanere un luogo di garanzia e di presidio. Non può diventare un posto dove effettuare controlli a ‘capocchia’ attraverso la Sos.

Siamo di fronte a un nuovo scontro tra poteri e ordinamenti dello Stato?

Siamo di fronte all’ennesimo caso in cui strutture guidate da magistrati danno una pessima prova di sé perché questi fatti sono avvenuti all’interno della Procura Nazionale Antimafia che ha al suo apice un procuratore. Vengono cacciati gli allenatori se una squadra perde e, casomai, si dà la colpa ai giocatori…. anche in questo caso l’allenatore dovrebbe pagarne le conseguenze. Invece, gli ex allenatori sono stati messi al sicuro in Parlamento e adesso non si capisce di chi siano le responsabilità. Bisogna quindi chiarire, innanzitutto appruare l’epoca a cui risalgano questi fatti e ciò si evincerà dall’indagine. Dopo di che, siccome il paradosso è che l’indagine se la fanno i magistrati tra di loro, credo che anche il Parlamento si dovrà occupare di questo caso perché non possiamo diventare la Repubblica delle toghe.


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