Cronaca

Gemona del Friuli, orrore nel garage: ucciso da madre e compagna

Un crimine che scuote il cuore della regione: cadavere smembrato e messo in un bidone, mamma e compagna in questura

di Gianluca Pascutti -

Gemona


Nel silenzio soffocante di un’estate che sembrava uguale a tante altre, Gemona del Friuli è piombata in un incubo che ha dell’incredibile. In una tranquilla zona residenziale del paese, è stato scoperto un delitto che ha lasciato sgomenta l’intera comunità friulana: un uomo, Alessandro Venier, 35 anni, è stato trovato senza vita, il corpo smembrato e occultato dentro un bidone sigillato con calce viva. Una scena che richiama alla mente i peggiori thriller psicologici, ma che purtroppo è fin troppo reale.

Il macabro ritrovamento

Il corpo dell’uomo o, meglio, ciò che ne restava, è stato rinvenuto nel garage della sua abitazione, in un bidone ermetico nascosto dietro vecchi mobili e attrezzi da lavoro. All’interno, immersi nella calce viva – un espediente tristemente noto per accelerare la decomposizione e mascherare gli odori – i resti di Venier hanno rivelato agli inquirenti un orrore difficilmente descrivibile. Gli esperti della scientifica, subito intervenuti sul posto, stanno lavorando con grande attenzione per stabilire tempi e cause esatte della morte, ricostruire la dinamica dell’omicidio e comprendere se il delitto sia stato davvero premeditato o frutto di un impulso improvviso.

Le sospettate: madre e compagna

A rendere il caso ancora più inquietante è l’identità delle due persone finite in manette: non estranei, non criminali noti, ma la madre di Venier e la sua compagna convivente. Due figure che, almeno all’apparenza, avrebbero dovuto rappresentare per lui il nucleo più intimo e protettivo della sua vita.

Sono state proprio loro, in un primo momento, ad allertare i Carabinieri per denunciarne la scomparsa. Una mossa che, inizialmente, sembrava dettata dalla preoccupazione. Ma qualcosa nei loro racconti non ha convinto gli investigatori. Le versioni si contraddicevano, i dettagli non tornavano. Dopo ore di interrogatorio, tra lacrime e frasi sconnesse, le due donne hanno ceduto: le loro parole hanno aperto uno squarcio agghiacciante su quanto accaduto.

Un dramma familiare dai contorni oscuri

Cosa può accadere tra le mura domestiche per trasformare una madre e una compagna in presunti carnefici? È questa la domanda che in molti, dentro e fuori il Friuli, si stanno ponendo. Le indagini sono solo all’inizio, ma si fa strada l’ipotesi di un contesto familiare teso, fatto di conflitti, rancori, forse abusi psicologici o economici. Tuttavia, nessuno avrebbe potuto prevedere un epilogo tanto brutale.

Le prime ricostruzioni parlano di una lite scoppiata nel cuore della notte, degenerata in violenza. Resta da chiarire chi abbia colpito per primo, con quale arma, e se l’omicidio sia stato l’effetto di una decisione condivisa o il risultato di un’escalation incontrollata. Gli inquirenti non escludono nemmeno che altre persone possano aver assistito o addirittura partecipato alla scena, o che qualcuno abbia aiutato, dopo il fatto, nel tentativo – fallito – di occultare il cadavere.


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