Giappone: eseguita la prima pena di morte dal 2022. Il “Twitter Killer” impiccato a Tokyo
Takahiro Shiraishi soprannominato il “Twitter killer” è stato giustiziato tramite impiccagione a Tokyo
Il 27 giugno 2025, il Giappone ha eseguito la sua prima condanna a morte dopo oltre due anni e mezzo di pausa. A essere giustiziato, tramite impiccagione, è stato Takahiro Shiraishi, soprannominato dai media il “Twitter Killer”, per aver adescato, ucciso e smembrato nove persone attraverso l’uso del noto social network tra il 2017 e il 2018.
La notizia, diffusa inizialmente in forma riservata, è stata poi confermata ufficialmente dal Ministero della Giustizia giapponese. L’esecuzione è avvenuta nella Tokyo Detention House, dove Shiraishi era detenuto dal momento della sua condanna. Il condannato, secondo la prassi nipponica, avrebbe ricevuto la notifica solo poche ore prima dell’impiccagione, come avviene di consueto in Giappone, dove le esecuzioni capitali avvengono in massima segretezza e senza preavviso pubblico.
Takahiro Shiraishi, 34 anni, era stato condannato a morte nel 2020, una sentenza divenuta definitiva nel 2021 dopo la rinuncia a qualsiasi appello. Il caso aveva scioccato l’opinione pubblica non solo per l’efferatezza dei crimini, ma anche per l’uso freddo e calcolato dei social per attrarre vittime vulnerabili, spesso giovani donne in difficoltà psicologica.
Il Ministro della Giustizia Keisuke Suzuki, firmatario dell’ordine di esecuzione, ha giustificato la decisione con la “estrema gravità dei crimini commessi e il forte impatto sulla sicurezza pubblica”. Con questa esecuzione, il governo giapponese ribadisce la propria posizione ferma in difesa della pena capitale, nonostante le pressioni internazionali e interne per una sua abolizione o sospensione.
Secondo recenti sondaggi, oltre l’80% dei cittadini giapponesi continua a supportare la pena di morte, considerandola uno strumento necessario per punire crimini particolarmente gravi e per garantire giustizia alle vittime. Attualmente, più di 100 persone si trovano nel braccio della morte in Giappone.
L’ultima esecuzione, prima di quella di Shiraishi, risaliva al 26 luglio 2022, con la condanna a morte di Tomohiro Katō, autore della strage nel quartiere Akihabara di Tokyo nel 2008. Dopo quella data, il Giappone aveva di fatto sospeso le esecuzioni per oltre due anni, alimentando il dibattito su un possibile cambio di rotta.
Ma l’impiccagione di Shiraishi segna ora una netta inversione di tendenza: il Giappone torna a far valere, con fermezza e discrezione, una delle leggi più controverse e temute del suo ordinamento penale. Una scelta che divide l’opinione pubblica internazionale, ma che, in patria, continua a godere di ampio consenso.
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