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Guerra e pace: i tour di Xi e Zelensky

di Adolfo Spezzaferro -


Due tour “in direzione ostinata e contraria” attraversano l’Europa: quello della guerra e quello della pace. Da un lato, ci sono le tappe del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha respinto pure la proposta di pace del Vaticano nel suo incontro con papa Francesco – “Kiev non ha bisogno di mediatori” -, perché interessato solo a ricevere più armi dall’Occidente e continuare la guerra con la Russia. Dall’altro ci sono le tappe della missione diplomatica della Cina, che non si arrende e continua a proporre cessate il fuoco, negoziati e pace. Da un lato quindi ci sono Usa, Ue e Nato che armano Zelensky, dall’altro la Santa Sede e Pechino che lavorano senza sosta per fermare la guerra il prima possibile.
Dopo aver fatto tappa in Italia, Vaticano, Germania e Francia, Zelensky ieri è volato a Londra “a sorpresa” per incontrare il primo ministro del Regno Unito Rishi Sunak. L’intesa politico-militare tra i due leader è evidente e suggellata da un caloroso abbraccio presso la residenza di campagna ufficiale del primo ministro di Chequers. E immortalata da foto con tanto di tank sullo sfondo. “Il coraggio e la forza d’animo del presidente Zelensky e dell’Ucraina sono un’ispirazione per tutti noi”, ha esordito Sunak. Il leader tory ha quindi confermato la sua intenzione di consegnare alle forze armate di Kiev centinaia di missili a medio-lungo raggio e droni militari a lungo raggio con una portata di oltre 200 chilometri. Materiale che sarà consegnato “nei prossimi mesi mentre l’Ucraina si prepara a intensificare la sua resistenza all’invasione russa in corso”. Il premier britannico ha fatto un appello agli alleati occidentali a continuare a sostenere militarmente Kiev in questo “momento cruciale nella resistenza dell’Ucraina a una terribile guerra di aggressione che non ha scelto o provocato”.
L’ex comico ucraino, dopo aver rifiutato la proposta di pace incarnata dal ramoscello d’ulivo donato dal Santo Padre, può dunque ritenersi soddisfatto dalla visita all’alleato occidentale più solerte nel sostegno armato alla causa ucraina, sebbene la questione dei jet da combattimento sia stata rimandata. La Royal Air Force (Raf) non dispone infatti dei caccia F-16 tanto ricercati dall’Ucraina, sebbene il suo portavoce abbia chiarito: “Si sta discutendo con altri Paesi che utilizzano gli F-16”. Downing Street ha comunicato ufficialmente la disponibilità della Raf a occuparsi dell’addestramento dei piloti ucraini già a partire dall’estate 2023 con corsi di volo base per assimilare capacità applicabili a diverse tipologie di velivolo. “Sono estremamente soddisfatto dei nostri risultati e accordi” raggiunti in Italia, Germania, Francia e Regno Unito. “E sono molto grato a Rishi (Sunak). È stato un buon incontro con Giorgia (Meloni), con Olaf (Scholz), Emmanuel (Macron) e oggi nel Regno Unito. Pacchetti di difesa davvero importanti e potenti. Questi sono gli accordi”. Così il presidente ucraino, che ha spiegato che i colloqui si sono concentrati anche sui preparativi per il vertice del G7 che si terrà questa settimana a Hiroshima. “La posizione di ciascuno di questi Paesi è molto importante” come “è importante che sia unita”, ha osservato Zelensky, sottolineando che i negoziati hanno riguardato anche la creazione di una coalizione di aerei da combattimento per l’Ucraina e la preparazione del vertice Nato di Vilnius.

KIEV SPINGE PER ENTRARE NELLA NATO

Il presidente ucraino è infine tornato a fare pressione per accelerare il processo di ingresso di Kiev nell’Alleanza atlantica (scenario – lo ricordiamo – assolutamente da scongiurare, perché causerebbe lo scoppio della terza guerra mondiale). Dal canto suo, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg conferma che “un giorno l’Ucraina entrerà nell’Alleanza atlantica. Non spetta a Mosca decidere cosa può fare l’Ucraina ma all’Ucraina e ai 31 alleati della Nato decidere sulla questione dell’adesione”.

 

L’UNGHERIA SI SCHIERA CON LA PROPOSTA DI PECHINO

Al contempo è iniziata la missione diplomatica di Li Hui, importante funzionario della Repubblica Popolare Cinese e rappresentante speciale di Pechino per gli affari eurasiatici nonché ex ambasciatore in Russia, che si recherà in Ucraina, Russia e in altri Paesi europei.
Il viaggio mira a discutere una “soluzione politica” alla crisi ucraina.
Dopo la visita nelle capitali dei Paesi belligeranti, Li visiterà anche Polonia, Francia e Germania. Oggi e domani sarà a Kiev. Dopo di che Li si recherà a Mosca. Intanto dal canto suo Budapest si schiera con Pechino: “L’Ungheria e la Cina si sosterranno a vicenda per rafforzare la voce del campo della pace” e lavoreranno a stretto contatto per favorire un cessate il fuoco in Ucraina e avviare colloqui di pace.
L’auspicio è che altri Paesi Ue seguano presto l’esempio di Budapest. Perché la guerra non potrà mai essere vinta da Kiev sul campo di battaglia.


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