Politica

PRIMA PAGINA – I soliti spioni e i soliti spiati, il Belpaese del dossieraggio

di Domenico Pecile -


Eccolo il Belpaese, quello delle spie, dei sospetti, degli intrighi, delle inchieste, delle insabbiature. E questa volta dei dossieraggi. Quelli messi in atto dal finanziere Pasquale Striano, che “viaggiava” su database, inseriva i nomi di politici (praticamente tutti del centro destra), di vip e sportivi e che ora assieme al magistrato Antonio Laudati si trova indagato. Indagati anche cinque cronisti che sarebbero stati i beneficiari dei documenti riservati forniti loro dallo stesso Striano. Ora si dichiarano vittime di una persecuzione giornalistica. Nelle carte dei Pm di Perugia sarebbero finiti trecento tra politici, dirigenti e vip vari. Le audizioni del Procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, e di quello di Perugia, Raffaele Cantone, sono state convocate rispettivamente per domani e dopodomani. Erano stati loro stessi a chiedere di essere ascoltati da Copasir, Commissione antimafia e Csm.
Ma intanto sull’inchiesta è divampato uno scontro politico senza precedenti. E c’è chi, soprattutto nel centro destra parla di nuova P2 e invoca commissioni bicamerali. A dare fuoco alle polveri delle polemiche è il leader della Lega, Matteo Salvini che ha parlato di “una vergogna di stampo sovietico”. E che ha annunciato che “come Lega andremo fino in fondo e faremo chiarezza per sapere chi ha dato l’ordine di spiare centinaia di persone illegalmente. Qui c’è evidentemente un sistema che aveva nella Lega, nell’impresa e nel centro destra un avversario da abbattere”. “Mi rifiuto di pensare – ha rincarato – che fosse un ufficiale infedele della Finanza, un magistrato infedele o qualche giornalista infedele. Vogliamo sapere chi c’era dietro; denunceremo a tutti i livelli e chiediamo gli interventi di condanna e di chiarezza anche ai massimi livelli istituzionali”. Anche Fratelli d’Italia per bocca del responsabile Organizzazione FdI, Giovanni Donzelli, chiede che venga chiarito chi sono i mandati del dossieraggio. “Non ci si può fermare ai funzionati infedeli nella Guardia di finanza o nella Procura, bisogna chiarire chi sono i mandanti, a partire da chi ha pubblicato quella spazzatura”.
Sul fronte opposto Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd, esprime “solidarietà ai giornalisti del Domani finiti nell’inchiesta della procura di Perugia che indaga sul finanziere, in servizio fino a poco tempo fa alla direzione nazionale antimafia, accusato di avere eseguito centinaia di accessi abusivi alle banche dati per il presunto dossieraggio denunciato dal ministro Crosetto”.
Insomma, si rischia un’altra stagione dei veleni in una nazione dove più volte è emersa quella che è ormai una certezza e cioè che le intercettazioni possono riguardare tutti. Già, un Paese di spiati oltre che di spioni. E va anche aggiunto che in queste vicende ci sono dei maccanismi a orologeria, collaudati nel tempo per modalità e tempistica. Certo, sarà necessario capire sia chi c’è dietro questa certosina opera di dossieraggio sia, soprattutto, quale finalità perseguiva. Ne è da sottovalutare il tempismo di alcuni accessi ai data base. Siamo infatti alla formazione del governo Meloni e ogni interpretazione conseguenziale appare motivata. Da qui i sospetti dichiarati dal centro destra che ha fatto dire al presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, “che bisognerà capire il perché” dell’intera vicenda.
ùSi apre dunque anche la caccia a uno oi più mandanti politici nel mentre i colleghi dei giornalisti indagati parlano di “gravissimo attacco alla libertà d’informazione”. Ma la vicenda, com’era prevedibile, ha spaccato in due anche il mondo dell’informazione. E c’è chi anziché soffermarsi sulle lamentele ritiene che certo giornalismo – come nella fattispecie – filtri le informazioni in base a chi colpire. E per questo si dice anche certo – in questo déjà vu di spie e veleni – che questa vicenda non debba essere ascritta alla questione della libertà di stampa.


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