Attualità

Il giallo della pista da bob di Cortina per le Olimpiadi: costi folli e zero offerte

di Ivano Tolettini -


Ha tutti i contorni del giallo economico e sportivo: la pista da bob è l’impianto simbolo delle Olimpiadi Milano Cortina 2026, ma è anche quello che fa più discutere nell’analisi costi-benefici perché sta suscitando tante proteste non solo tra gli ambientalisti: per il preventivo in ballo, oltre 120 milioni di euro a regime (qualcuno osserva se basteranno, visto l’aumento dei prezzi); per il numero di atleti italiani professionisti che sono coinvolti (35, tra bob, skeleton e slittino), del resto sono tre sport di nicchia con pochissimi praticanti rispetto ai costi; per la spesa annua di gestione e manutenzione (oltre 1 milione di euro per quattro mesi); per l’impatto ambientale che è considerevole. Basterebbe questo per far dubitare dell’impresa realizzativa.

INCOGNITE
Del resto, che sia un giallo economico lo testimonia che l’asta di fine luglio è andata deserta e che anche il termine per la procedura negoziale a invito diretto (senza nuovo bando) alle principale imprese di costruzioni (tipo Webuild e Pizzarotti) è scaduto l’altro ieri senza che alcuna ditta rispondesse presente. Le trattative con le società non hanno avuto fin qui esito. I rischi sono alti e che si assumerà l’onere vuole essere coperto. Pantalone dovrà pagare se vuole l’opera. Una situazione non agevole per il commissario della “Società Infrastrutture Milano Cortina” (Simco) Luigi Valerio Sant’Andrea, che spiega ai cronisti che “stiamo lavorando alacremente per una soluzione a breve”, anche perché il tempo davvero stringe visto che le competizioni dei cinque cerchi prenderanno il via il 6 febbraio 2026 e anche lavorando giorno e notte ogni giorno, se i lavori cominciassero il 31 ottobre prossimo finirebbero il 15 gennaio 2026 visto che i tempi di cantiere sono 807 giorni. Sempre che tutto vada bene e che non ci sia alcun intoppo: basterebbe un infortunio (incrociamo le dita) con l’intervento della magistratura, e sarebbe difficile concludere l’opera in tempo. La soluzione a breve di cui parla il commissario Sant’Andrea è quella della trattativa privata visto che il tempo, tanto più che siamo in ambito sportivo, sta per scadere. Intanto domenica prossima, 24 settembre, a Cortina è prevista una manifestazione cui aderiranno atleti, scrittori e ambientalisti per sostenere che l’unica soluzione sensata senza costi assurdi per la collettività è Innsbruck .

CESANA E IPOTESI INNSBRUCK
Il monito è l’impianto di Cesana Torinese in Piemonte costruito per le Olimpiadi del 2006, dunque solo 17 anni fa, che è in completo stato di abbandono perché i costi gestionali proibitivi l’hanno fatto diventare una cattedrale nel deserto. Tra l’altro il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha un passato da manager, era intenzionato a coinvolgere inizialmente anche Torino proprio per riadattare la pista da bob che da dieci anni non è usata e che con una ventina di milioni si sarebbe potuto rimettere in sesto. Invece, il governatore Luca Zaia si è speso in persona per la realizzazione della nuova pista da bob ed estromettere Torino, ma in mezzo ci sono stati il Covid e l’impennata inflazionistica che hanno cambiato i contorni di quella che potrebbe diventare un’avventura economica poco edificante. Proprio perché nel frattempo i costi di costruzione e quelli di gestioni sono esplosi. Lo scrittore Paolo Cognetti, autore del fortunato “Otto montagne”. dice di no alla pista da bob cortinese perché parla di “pura speculazione edilizia e l’impianto ruberà ed eroderà territorio e che sarà utilizzata per pochi giorni per poi venire abbandonata com’è accaduto altrove. Mi pare una cosa talmente ovvia, visto che l’esperienza dovrebbe pure insegnare qualcosa, da essere imbarazzante”. Sulla barricata contro la pista sono anche il Cai, Libera, Legambiente, Italia Nostra e altre associazioni che chiedono al governatore Zaia di intervenire. Ieri l’ha fatto: “Il Veneto non governa e non finanzia la pista da bob di Cortina per le Olimpiadi del 2026, ciò non toglie che se qualcuno ha la bacchetta magica per sciogliere la questione si faccia vivo”. “Se le imprese non fanno le offerte – aggiunge – o non ritengono competitivo partecipare o vuol dire anche che di lavoro nell’edilizia ce n’è tanto e poi, dobbiamo aggiungere, che a quei livelli la selezione delle aziende si riduce al minimo visto le dimensioni e complessità dell’opera”. Su un possibile trasferimento delle gare alla pista di Innsbruck, Zaia rileva che “dopo mesi è arrivata una proposta per 17 milioni di euro, cui però vanno aggiunte altre spese che fanno lievitare il costo: staremo a vedere”. Prende quota l’ipotesi austriaca?


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