Attualità

Il Papa alle prese con la fronda sulle coppie gay benedette

di Andrea Canali -


Si possono ritenere importanti i messaggi e le indicazioni di questi giorni del Santo Padre sulla delicata tematica delle benedizioni alle coppie gay, che da tempo sta contrapponendo, anche tra le gerarchie ecclesiastiche, le diverse opinioni e visioni. Infatti, se è vero che siamo creature di Dio, e se siamo, giustappunto, “Imago Dei” – ossia ad immagine e somiglianza del Signore -, vuole anche dire che, in quanto padre, davanti a lui siamo tutti fratelli (come si evince dall’omonima enciclica). Partendo da questo assunto andiamo a verificare cosa il Santo Padre ha recentemente affermato in una intervista, al settimanale Credere: “Nessuno si scandalizza se benedico un imprenditore che sfrutta la gente che è un peccato gravissimo, mentre accade se si tratta di un omosessuale. È ipocrisia”. Quindi, Papa Francesco, con questa affermazione, da una parte rimette al centro la dottrina sociale della chiesa (Leone XIII, Enciclica Rerum Novarum); dall’altra, torna a difendere ed a confermare il documento sulle benedizioni alle coppie gay, come già fatto in precedenza. Come non ricordare, a tal proposito, la pubblicazione, avvenuta lo scorso 18 dicembre, della dichiarazione “Fiducia Supplicans” del dicastero per la Dottrina della Fede, attraverso la quale tale Dicastero esprime chiarimenti rispetto alla vicinanza pastorale della Chiesa cattolica a quei credenti che si trovino in due tipologie di condizione particolari, quali le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso.
Con l’emanazione di tale provvedimento vi furono delle notevoli polemiche in Vaticano, che in parte non si sono ancora placate. Infatti, parte del mondo episcopale, si rifiuta di applicarlo. E anche se il Papa ci tiene a specificare che in merito a tali benedizioni si benedicono le singole persone e non le coppie – anche se in realtà il documento vaticano fa solo riferimento alle coppie -. Insomma, è ancora una questione molto complicata e sicuramente destinata a non risolversi a breve. Tornando al fulcro del documento, il quale ha avviato un cambiamento epocale, Bergoglio inoltre non ha certo nascosto la disapprovazione verso i preti che inseguono gli agi, nella comodità e nel lusso, dichiarando: “Quando sono con l’amministrazione, sì faccio quello che devo fare… ma quando sono con la gente, è un’altra cosa. La gente soffre tanto… noi chierici a volte viviamo nell’agio… occorre vedere il lavoro, la sofferenza della gente”. Da queste battute si evince chiaramente che il suo pontificato è orientato all’attenzione nei confronti dei fedeli ma anche, e forse soprattutto, sui bisogni delle umane genti in generale.
Quindi, in conclusione, rileviamo anche le varie posizioni dei diversi episcopati sia in Africa che in Europa, i quali hanno riferito al Papa che non intendono benedire le unioni di persone dello stesso sesso, in quanto si tratterebbe di un percorso contrario alla dottrina cristiana, e che possa generare confusione tra i credenti. Ritornando alla già citata Dichiarazione “Fiducia Supplicans”, sul senso pastorale delle benedizioni, emessa dal Dicastero della dottrina della fede, secondo alcuni cardinali non era necessaria se si voleva benedire solo i singoli gay, in quanto è un testo dove si parla espressamente di coppie gay.
Inoltre, anche se tale documento è stato oggetto di una ulteriore precisazione da parte del Vaticano, tale integrazione non è sembrata sufficiente in quanto anche il nuovo testo ha determinato controversie interpretative e anche perplessità, in merito, ad esempio, al fatto che la benedizione suggerita per il singolo gay, non dovrebbe superare i 15 secondi. Non dimentichiamo che in una delle prima volte in cui Papa Francesco si pronunciò su tali argomenti era su un aereo di ritorno da un viaggio apostolico e a una domanda specifica di un giornalista sulla omosessualità, rispose: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla”.


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