Politica

IL RETROSCENA – Patuanelli e il piano per il terzo mandato

di Edoardo Sirignano -


Il doppio gioco di Patuanelli. L’ex ministro, pur guidando la pattuglia pentastellata a Palazzo Madama, potrebbe cambiare casacca per restare in quel palazzo di cui ormai non sa più fare a meno. Nel Movimento, infatti, non è consentito il terzo mandato e ciò è un problema per chi non intende fare la fine del (finto) povero Toninelli. Il capellone, dopo aver lasciato la capitale, dice di non guadagnare abbastanza per mangiare tonno in barattolo. Stefano del Mise certamente non scenderà così in basso, ma la politica è peggio della droga, difficile farne a meno dopo averla provata.

Il piano di Stefano

Ecco perché, come insegna Machiavelli, il fine giustifica i mezzi o in questo caso un cambio di casacca-tradimento. Anche un’accesa resa dei conti tra big pentastellati potrebbe non essere sufficiente a cambiare uno statuto di ferro. Lo stesso Grillo, pur volendo staccare la spina all’attuale leader, non può toccare il regolamento interno. Al massimo può togliere il simbolo, un’opzione che non conviene a nessuno. Ecco perché tra i veterani gialli del Parlamento prevenire è meglio che curare. Gli esiti delle congiure non sono scontati. Meglio allora riscuotere i crediti accumulati negli anni.
Tra questi c’è sicuramente l’accordo tra grillini e piddini che ha sancito la nascita del secondo governo Conte. Un impegno che non è mai stato dimenticato dai generali del Nazareno. Nessuno non ricorda le immagini dove l’ex ministro Patuanelli, insieme a Spadafora, spegneva i fuochi tra chi in principio era contrario a ogni alleanza. In questi tavoli c’era anche un signor Boccia, oggi capogruppo dei dem al Senato, che guardava con favore al ruolo da paciere svolto dall’ingegnere triestino. Ecco perché sarebbe stato proprio il braccio destro di Schlein a chiamare Patuanelli per proporgli un vero futuro rosso per lui e qualche amico in scadenza in mandato. Una telefonata che non sarebbe avvenuta per caso, considerando che proprio Conte avrebbe detto di voler cambiare a breve il capogruppo, il ruolo più importante per chi è all’opposizione. Il momento giusto, dunque, per alimentare una tensione che, se non esploderà all’istante, considerando l’anima moderata dei diretti interessati, emergerà con l’avvicinarsi delle politiche. Diversi i soggetti senza appeal che potrebbero chiedere ai più esperti consigli e indirizzi per l’avvenire, a maggior ragione se ci sarà una guerra interna, che lascerà morti e feriti.
Finanche il saggio Licheri, alla ricerca di porti sicuri per salvarsi da un quasi certo conflitto, potrebbe guardarsi intorno. Una cosa è certa, il fronte dei ribelli al Conte, come spiegato nella precedente inchiesta sullo stato di salute del Movimento, è ampio.

Il nodo Appendino

Basta una goccia per far traboccare il vaso. In questo caso ha un nome e cognome: Chiara Appendino. Se il problema Todde è stato risolto con le regionali in Sardegna, resta apertissima la partita in Piemonte. L’ex sindaca di Torino, pur di far felice il suo leader, sarà disposta anche a condividere il tavolo con quei rossi, che all’epoca di Palazzo Civico, gliene hanno dette di cotte e di crude? Dovrebbe scambiarsi il microfono con quella Gribaudo, oggi spalla di Elly del Nazareno o quel Fassino, che fino a ieri l’ha definita un male assoluto. Scordarsi il passato in politica è l’ordinarietà, ma in questo caso sarebbe clamoroso e soprattutto il prezzo dell’operazione vale la posta in gioco? Il legale pugliese confida molto nell’amministratrice di cui è stato sempre amico, ma allo stesso modo stiamo parlando di chi ha condiviso più di qualche battaglia con i vari Fico, Raggi e Bonafede. Ragione per cui Chiara è sempre più ago della bilancia. Anche il più piccolo gruppetto, nel giro di qualche mese, infatti, sarà decisivo. L’acqua è poca e la papera non galleggia. Al momento siamo ancora nella fase della quiete prima della tempesta, ma la bomba prima o poi esploderà. Le voci sono tante, pure se gli unici a uscire allo scoperto sono solo gli eurodeputati trombati per i civici o qualche novello in cerca di visibilità. Per fare qualche nome la neo deputata Federica Onori o l’ex vicepresidente del Parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo, che per la solita regola del doppio mandato, come Patuanelli, si smarca perché non più ricandidabile.


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