Editoriale

Il traffico di influencer

di Tommaso Cerno -


Il traffico di influencer. Non per precorrere i tempi, ma nel Paese che si scandalizza di più per il Pandoro dei Ferragnez che per i dati Inps che ci dicono che le pensioni non esisteranno più per i nostri figli, qualcuno dica a Nordio di inserire nella sua riforma della giustizia un nuovo reato: il traffico di influencer. Colpirebbe in un colpo solo la Chiara nazionale per aver fatto mercato della beneficenza ai pargoli malati e pure chi usa questa cagnara italiana per non parlare al Paese di quel gennaio che verrà. Perché passato il pandoro avvelenato ci aspetta un inverno di problemi seri.

E di questi dovremmo parlare. Il più grosso si chiama speculazione e colpirà nei primi mesi dell’anno approfittando dello status quo. Milioni di italiani si troveranno in brache di tela e la prima cosa che salterà saranno le rate dei mutui. Una strada scivolosa per il sistema del credito che sta giocando di sponda con i fondi immobiliari, che hanno messo in piedi negli ultimi dodici mesi una triangolazione con i crediti fiscali del Superbonus peggiore solo per le tasche del contribuente di quanto siano gli impegni di spesa che il governo Conte 2 ha lasciato in eredità. Il risultato sarà un passaggio significativo di proprietà dalle mani italiane a quelle straniere di immobili di diverso tipo, con la necessità di una rendita alta. E se un pandoro vale ancora come un pandoro la rendita si fa in due modi: abbassando il prezzo di acquisto e alzando l’affitto. In cambio di una riqualificazione ambientale che riuscirà a sfinire famiglie che fino al 2013 erano abbienti e oggi sono in stato di protopovertà.

A guadagnarci saranno i rapper che potranno sfidarsi in versi ritmati sulla periferia arrabbiata e sulla marginalizzazione economica di intere classi sociali un tempo chiamate medie. Il secondo effetto sarà quello di spingere alla beneficenza sanitaria. Non quella di Chiara Ferragni e della famiglia Balocco ma quella di un mondo privato che è il solo oggi ad avere i numeri e gli standard per sostituire lo Stato, per garantire servizi che negli ultimi 10 anni sono raddoppiati di costo e dimezzati in fatto di qualità a partire dai tempi di attesa e dallo stato in cui versano i nostri ospedali. Ma niente paura. Ci sarà il traffico di influencer a dirci che le cose non stanno davvero così. Perché i problemi veri sono altri.

I quattro spicci dell’accordo Italia-Albania, ad esempio, mica i miliardi di euro che costerà ancora la guerra in Ucraina e il fondo famiglia che l’Unione europea ha appena di fatto istituito accelerando l’ingresso di Kiev nell’Unione. Un ingresso che comporta un processo di riforme su cui gli Stati si sono impegnati a un sostegno economico che peserà su ognuno di noi. E che nel dibattito è oscurato dall’influencer più famosa d’Italia che, stavolta senza volerlo, ha occupato lo spazio mediatico. Lasciando in secondo piano perfino il Patto di stabilità. E le timide aperture, ma pur sempre aperture, che sono arrivate da Bruxelles. Segno che le elezioni sono vicine e che un’Italia in ginocchio non farebbe bene a nessuno. Soprattutto adesso che i Ferragnez non avrebbero più titolo a stigmatizzare la destra come fonte di tutti i mali.


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