Il Tribunale di Cagliari respinge il ricorso della governatrice Todde
“Violazioni sostanziali e gravi”: è quanto scritto nero su bianco nella sentenza della prima sezione civile del Tribunale di Cagliari con la quale è stato rigettato il ricorso presentato dalla governatrice della Sardegna, Alessandra Todde, contro le irregolarità riscontrate dal Collegio regionale di garanzia elettorale. Pure il Tribunale di Cagliari conferma quindi che “nell’esigenza di garantire la trasparenza (e la conseguente possibilità di controllo) delle fonti di finanziamento dei soggetti che prendano parte alle elezioni” anche la candidata pentastellata alla presidenza della Giunta regionale, al pari di tutti gli altri candidati alla carica di consigliere, era tenuta a presentare l’apposito rendiconto e la dichiarazione delle spese sostenute per la campagna elettorale. A maggior ragione, contrariamente a quanto ritenuto da Alessandra Todde nel ricorso presentato alla decisione del Collegio regionale di garanzia elettorale, dal momento che il suo nome non figurava nelle liste del Movimento 5 Stelle, il cui comitato elettorale invece ne ha sostenuto le spese. Confermata dunque la sanzione pecuniaria stabilita dal Collegio elettorale di garanzia, ma non la decadenza di Alessandra Todde perché, precisa il Tribunale, tale “competenza è rimessa dalla legge al Consiglio regionale”. Una bella scossa per la maggioranza che governa la Sardegna le cui conseguenze potrebbero causare un terremoto ben più forte. Se la governatrice appare intenzionata a rimandare aggrappata ben salda alla poltrona, tanto da annunciare l’intenzione di impugnare la sentenza, sul fronte dell’opposizione sia in Consiglio regionale che a livello nazionale si chiedono a gran voce le dimissioni della Todde. Ipotesi sostanzialmente inesistente per Giuseppe Conte il quale, nel fare quadrato attorno all’esponente dei 5 Stelle finita nell’occhio del ciclone, alla luce del richiamo alla necessità che sia l’Assemblea regionale sarda ad esprimersi sulla decadenza contenuto nella sentenza, sostiene che Alessandra Todde sia “nel pieno dei suoi poteri, continuerà a esercitarli, e continuerà, con tutti i gradi di giudizio, a chiarire in pienezza di trasparenza e in pienezza di correttezza il operato, anche per quanto riguarda le spese elettorali”. Insomma, nessun passo indietro confidando negli alleati e nella tenuta della maggioranza, che a livello regionale si schiera con la governatrice, nonostante la timidezza del Nazareno. Per il centrodestra a entrare a gamba tesa sono invece anche alcuni dei vertici nazionali, come nel caso della Lega con i capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, che fanno presente come “i grillini hanno sempre detto che le sentenze non si possono commentare e che un qualsiasi procedimento è un’onta che deve portare a dimissioni immediate. Ora quindi, dopo la sentenza del Tribunale di Cagliari che non lascia dubbi, dimostrino coerenza mandando a casa la loro presidente”. Una provocazione con la quale si invita il Movimento 5 Stelle ad applicare anche a sé stesso quelle ragioni di opportunità e le conseguenze di un populismo che in tante occasioni lo ha visto invocare un passo indietro degli altri, ma mai quello dei propri esponenti. Stessa linea del deputato azzurro Ugo Cappellacci che si dice colpito dal “doppiopesismo del Movimento 5 Stelle, che si indigna solo quando le sentenze non lo riguardano o non gli sono favorevoli”. Mentre a tornare sulla richiesta di dimissioni “immediate” della governatrice Todde è un altro esponente di Forza Italia, Pietro Pittalis, deputato e segretario regionale del partito in Sardegna, che parla di una “torbida vicenda caratterizzata da menzogne, omissioni e gravi violazioni di legge”. È anche per il suo omologo di Fratelli d’Italia, Francesco Mura, in Sardegna “è giunto il momento di porre fine all’accanimento terapeutico e dare la parola agli elettori” dopo che il Tribunale di Cagliari ha messo “definitivamente la parola fine a una legislatura che, nei fatti, non è mai realmente iniziata”.
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